Biografia e autobiografia, due generi letterari distinti che spesso vengono confusi
Sembra una sciocchezza o un’ovvietà l’esatta definizione dei due generi letterari, eppure spesso non è così scontato sapere che la differenza c’è. Eccome.
Scrivendo per iCrewPlay libri, mi sono ritrovata (è capitato, giuro che è vero, sigh) a segnalare un romanzo che l’autore stesso definiva autobiografico. E qual è il problema, starai pensando tu. Il problema c’è, ti assicuro.
Leggendo la trama del romanzo, scopro che l’autore parlava sì in prima persona, ma non raccontava fatti ed episodi che coinvolgevano lui personalmente ma un suo familiare: ora mi chiedo come si può definire autobiografia una storia che riguarda un’altra persona? Anche se i fatti raccontati vedono coinvolti personalmente non si può definire autobiografico un romanzo che è biografico. E qui sta il busillis, se di busillis si può parlare. E allora occorre chiarezza (e conoscenza).
Biografia e autobiografia: le differenze
Biografia da definizione didascalica è un racconto su basi documentarie della vita di una persona.
Autobiografia è invece il racconto retrospettivo in prosa che un individuo reale fa della propria esistenza, quando mette l’accento sulla sua vita individuale, in particolare sulla storia della propria personalità.
Questo ad onor di chiarezza, per semplificare al massimo e senza il minimo dubbio la differenza fra i due generi: sembra un chiarimento superfluo ma non lo è, se c’è chi fa ancora confusione. Basterebbe capire esattamente queste due definizioni per non confondersi o no?
Se poi vogliamo andare oltre le semplici definizioni, potremmo anche dire che Biografia ed Autobiografia, come generi letterari, hanno Un grande avvenire dietro le spalle, come scriveva Vittorio Gassman nella sua (questa sì) autobiografia.
La Biografia nasce in epoca antica, cambiando ed evolvendosi con la storia dell’uomo: nel Medioevo, per esempio, poneva l’accento sopratutto sul pensiero del personaggio a cui si riferiva, mentre la descrizione della sua vita globale era posta in secondo piano.
La Biografia moderna, invece, nacque nel XVII per merito di Izaac Walton quando in Francia e nell’Europa Settentrionale si diffuse la tendenza a descrivere anche le esistenze di personaggi arricchiti o di avventurieri o di criminali. Verso la fine del Seicento, grazie al variato senso del rigore storico, ebbe origine la biografia di tipo universitario, basata su un nuovo metodo di indagine rigorosa degli avvenimenti.
Nel Novecento, le nuove conoscenze psicologiche e psicoanalitiche, cambiarono ulteriormente il volto della Biografia: gli studi sempre più accurati della mente umana misero in luce la limitatezza delle valutazioni biografiche basate solo su elementi esteriori, perciò l’indagine psicologica e psicoanalitica divennero elementi indispensabili per interpretare più compiutamente i grandi personaggi.
Fra le prime opere biografiche più famose è da ricordare la prima opera biografica Vite parallele di Plutarco, in epoca rinascimentale Le vite degli artisti rinascimentali di Giorgio Vasari. Mentre in epoca più recente, con un salto lungo qualche migliaio di secoli, arriviamo a Steve Jobs, di Walter Isaacson.
L’Autobiografia invece riguarda la scrittura in prima persona della propria storia, la narrazione di sé. Nasce da varie motivazioni: dalla necessità di rivedere il proprio vissuto o di ripercorrere la propria crescita personale, di auto-analizzarsi o anche di lasciare un’eredità di memoria ai posteri.
L’Autobiografia è scritta dall’autore, di sua mano e deve riguardare la sua vita in prima persona: se non è così non si può parlare di scrittura autobiografica. L’autore prende coscienza di sé attraverso i ricordi ed è protagonista delle vicende narrate. Non sono presenti tutti i fatti della vita dell’autore, ma soltanto quelli che lui vuol far conoscere per presentarsi in un certo modo. Lo stile è di solito “sostenuto” e vi sono poche inserzioni dialogiche, molte invece sono le riflessioni personali.
ll più antico esempio di autobiografia noto risale addirittura al X secolo avanti Cristo ed è attribuito all’autore egizio delle Avventure di Sinuhe. In seguito sopratutto nella tradizione latina e cristiana, l’Autobiografia pone le sue basi con le Confessioni di Sant’Agostino, il primo grande modello di racconto autobiografico reso tale dalla ricerca interiore e dai nuovi elementi psicologici apportati dal Cristianesimo.
Lo sviluppo moderno dell’autobiografia è strettamente correlato all’affermarsi di un nuovo tipo di curiosità per la vita individuale, in cui sembrano riflettersi gli eventi, i fatti, le situazioni di un mondo in rapida trasformazione.
Moltissimi grandi autori si sono cimentati con il genere letterario autobiografico o del memoir (così si chiama l’autobiografia più legata alle emozioni e ai ricordi che ai fatti oggettivamente vissuti). Forse perché, scrivere di se stessi è più facile: non bisogna inventarsi la storia, come ebbe a dire Salman Rushdie. Fra le innumerevoli opere autobiografiche mi piace ricordarne tre: Io sono Malala, di Malala Yousafzai, Fai bei sogni di Massimo Gramellini, Vivere per raccontarla di Gabriel Garcia Marquez.
Aggiungo e termino con una nota polemica, forse superflua o forse no: è vero che scrivere non presuppone la conoscenza nel dettaglio dei generi, delle regole, della tecnica ma conoscere almeno l’ABC per chi si auto-definisce o aspira ad essere scrittore è quantomeno doveroso.
(Almeno per non fare figuracce con una improbabile redattrice, io nello specifico, “costretta” a recensire solenni svarioni, per usare un termine elegante).