Ci siamo dentro da tre giorni e un altro autunno, quello del 2020, è con noi. Ma potrebbe essere quello del 1020 o del 3020, anno dopo anno, il ciclo delle stagioni rincorre il tempo. O è il tempo a rincorrere le stagioni? Se ci fai caso caro lettore, la questione potrebbe essere inversamente proporzionale. Tempo e stagioni si rincorrono a vicenda, in un’eterna gara vecchia quanto il mondo.
E noi stiamo qui, per lo spazio che ci è concesso, a vederli correre, scorrere e rincorrere: giorni, mesi, anni, secoli e millenni. Immutati e immutabili. All’inverno segue la primavera e poi l’estate, a seguire l’autunno. Poi il ciclo ricomincia. Così è stabilito dal Grande Regista. Quello che le sue cose le ha create ad arte, con ordine, minuzia e “precisa precisione”. Cose grandi e piccole che meravigliano e incantano a volerle osservare da vicino.
Vero è che l’uomo, creatura a cui tutto è stato affidato, sta mettendo tutta la sua buona volontà a stravolgere la Grande Regia. “L’ordine ordinato” dagli albori del mondo però ancora ci racconta di tempo che insegue tempo, di vita che si adatta ad esso e di poesia con la quale gli uomini associano tempo e vita, rendendola forse più vivibile, a volte sopportabile, altre ancora densa di bellezza. Anche in autunno. Malgrado l’umana cattiva gestione del creato.
I poeti che cantano il tempo, la vita e le stagioni, sanno trovare simbologie, analogie e metafore con esse. Raccontano i poeti, con parole nuove, l’essenza delle cose. Nell’usuale comune, nell’avvicendarsi delle stagioni vedono la vita: dal suo nascere, come i boccioli sui rami a primavera, al fiorire in un’estasi di profumi nelle caldi estati… E poi l’autunno, stagione densa di fumosi odori, di caldi colori, di frutti maturi da raccogliere che consegna le sue ultime foglie all’inverno, grigio e freddo ma con un cuore dolce di calore tutto da scoprire.
L’autunno dei poeti
E dopo tutto il caldo dell’estate/ Settembre ci regala gli acquazzoni/ e intenso sale l’humus della terra./ […] (da Settembre, Filippo Giordano)
Se adorna la soglia d’autunno/ il ginepro con le sue bacche rosse/… hanno cento respiri diversi/ gli umori che il vento raccoglie/ dalle schiene sudate dei monti./ […]/ Se da valle non sale radente/ solitaria suggestione del tempo,/ a confondere il giorno, la nebbia./ (da Bacche, Filippo Giordano)
Hanno metafore impensate i poeti che raccontano l’autunno: ognuno di loro ne illustra un lato, quello più vicino al suo sentire. E di volta in volta, di poeta in poeta, l’autunno si trasforma e si mostra agli occhi di chi legge in mille sfaccettature. Dagli acquazzoni improvvisi, ai profumi che salgono dalla terra bagnata, dai colori accesi delle bacche sui rami al grigio delle nebbie che, diradandosi svelano il luccichio delle stelle. Sì, anche in autunno le stelle nelle sere chiare regalano riflessi di luccichii che sanno incantare.
Dopo tanta/ nebbia/a una/ a una/ si svelano/ le stelle./ Respiro/ il fresco/che mi lascia/ il colore/ del cielo.
Mi riconosco/ immagine/ passeggera/ presa in un giro/ immortale. (Dopo la nebbia, Giuseppe Ungaretti)
Un’immagine passeggera presa in un giro immortale, Ungaretti sa, è consapevole dello scorrere del tempo nell’avvicendarsi delle stagioni. Egli sa che gli autunni freschi dipinti dal giallo-rossastro-bruno delle foglie, dopo le estati giallo-azzurre di cielo-mare-sole e prima degli intimi inverni bianchi-grigi, lasciano spazio a primavere multicolori: un giro immortale che contiene immagini passeggere. La mia, la tua, la nostra. Mentre il giro resta e le immagini si dissolvono.
Dicono sia una stagione malinconica l’autunno, dicono sia metafora di vita che declina: dopo lo splendore della giovinezza, paragonata alla primavera e all’estate, l’autunno rappresenta quel periodo che “volge al desio”, che prepara e anticipa la vecchiaia. Può essere… Ma vogliamo dirlo quanta bellezza e consapevolezza c’è in quell’ora “che volge al desio”? No, non è triste e malinconico l’autunno: ha i colori caldi della natura, ha i profumi della terra che regala ancora la mitezza di giornate luminose, ha sì la consapevolezza dell’inverno imminente, ma sa che ancora ha tempo per donare il meglio di quanto possiede. Proprio come la vita di un uomo nella maturità.
Sono più miti le mattine/ e più scure diventano le noci/ e le bacche hanno un viso più rotondo./ La rosa non è più nella città./ L’acero indossa una sciarpa più gaia./ La campagna una gonna scarlatta,/ Ed anch’io, per non essere antiquata,/mi metterò un gioiello. (Emily Dickinson, L’estate è finita)
C’è così tanto/ autunno/ in queste grigie/ giornate di pioggia/ che dovremmo/ imparare dagli alberi/ e spogliarci./ Insieme sotto il piumone./ (Lezione d’autunno, Stefano Buzzi)
L’altra faccia dell’autunno
Autunno mansueto, io mi posseggo/ e piego alle tue acque a bermi il cielo,/ fuga soave d’alberi e d’abissi./ Aspra pena del nascere/ mi trova a te congiunto;/ e in te mi schianto e risano: povera cosa caduta/ che la terra raccoglie. (Autunno, Salvatore Quasimodo)
Già la pioggia è con noi,/ scuote l’aria silenziosa.[…]/ Ancora un anno è bruciato,/ senza un lamento, senza un grido/ levato a vincere d’improvviso un giorno. (da Già la pioggia è con noi, Salvatore Quasimodo)
Ascolta…./ Con un fruscio secco e lieve,/ simile a scalpiccio di fantasmi che passano,/ le foglie accartocciate dal gelo/ si staccano dagli alberi/ e cadono./ (Sera d’autunno, Adelaide Crapsey)
Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie