Caro Lettore, per la rubrica Autori in tasca, oggi scopriamo insieme Mario Vargas Llosa, considerato tra i maggiori scrittori in lingua spagnola del Novecento. Premio Nobel per la letteratura nel 2010.
Uno scrittore che, insieme ad autori come Gabriel Garcia Marquez (tra i quali c’era anche un’amicizia), Octavio Paz, ed altri, ha contribuito alla rinascita della letteratura sudamericana.
Mario Vargas Llosa
Nasce ad Arequipa, nel sud del Perù, nel 1936, da Ernesto Vargas Maldonado e di Dora Llosa Ureta .
I genitori si separano pochi mesi dopo la sua nascita e Mario, fino a 10 anni, crederà che il padre sia morto. Vive con la madre ed il nonno.
Successivamente i genitori decideranno di tornare insieme e per la prima volta Mario conoscerà il padre.
Inizia a leggere a cinque anni: era un bambino molto curioso e lui stesso racconta che imparare a leggere è stata la cosa più importante della sua vita.
Ha dedicato infatti molto tempo allo studio, iniziando presso un collegio dei salesiani, e poi in un collegio militare, trasferito dal padre. Successivamente all’Università Mayor de San Marcos a Lima, dove si laurea.
Nel 1955 a soli 19 anni sposa Julia Urquidi, dalla quale si separerà per sposare la cugina, Patricia Llosa e avranno tre figli.
Dopo la laurea vince una borsa di studio per un dottorato all’Università di Madrid; successivamente si trasferisce a Parigi. Inizia, inoltre a dedicarsi all’attività di scrittore in modo più costante. La sua prima opera è una raccolta di racconti dal titolo Los jefes.
I suoi romanzi
La Città dei cani è un romanzo di ispirazione autobiografica che racconta la storia di un ragazzo che studia in un collegio militare, criticando la struttura e l’organizzazione dell’esercito peruviano.
Successivamente Llosa pubblica La casa verde, e Conversación en la Catedral, (Conversazione nella cattedrale) che analizzano, anche se in maniera diversa, la società peruviana.
Alla fine dell’Ottocento, nel Nordest del Brasile, appare una strana figura di santo e di profeta – “le ossa sporgenti e gli occhi ardevano di un fuoco perpetuo” – che attira intorno a sé migliaia di persone sbandate e vinte dalle ingiustizie della vita.
Così comincia la storia memorabile della piccola e remota Canudos, solitario avamposto contro l’immenso Brasile e incontaminato luogo di pace, che sarà raso al suolo e cancellato dal nuovo governo repubblicano.
Raccontando “cose attuali, concrete, quotidiane, inevitabili come la fine del mondo e il giudizio universale”, Vargas Llosa ricrea uno dei più tragici episodi della storia dell’America Latina, facendone un romanzo e una saga di forte intensità, specchio realistico e insieme fantastico delle crudeltà, speranze e illusioni dell’uomo.
Nel 2006 viene pubblicato il romanzo Travesuras de la niña mala, (Avventure della ragazza cattiva). Si tratta del suo primo romanzo d’amore, dove gli avvenimenti storici fanno solo da sfondo alla narrazione.
Nel 2010 Vargas riceve il Nobel per la letteratura come riconoscimento per la sua opera di denuncia della corruzione e l’analisi della condizione dell’uomo.
Il discorso Elogio della lettura e della finzione, pronunciato da Mario Vargas Llosa alla cerimonia di premiazione, è un racconto/riflessione che ci fa riscoprire la bellezza e la necessità di leggere e scrivere.
“Leggere è protestare contro le ingiustizie della vita, così come scrivere. Chi cerca nella finzione ciò che non ha, dice, senza la necessità di dirlo, e forse senza saperlo, che la vita cos^com’è non è sufficiente a soddisfare la nostra sete di assoluto. E che dovrebbe essere migliore”.
Come sempre buona lettura!