Caro lettore, vuoi sapere come ho conosciuto questo scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1998?
Viaggiavo in treno per lavoro insieme ad un gruppo di colleghi e, dopo le chiacchiere iniziali, ognuno prendeva il suo libro per leggere un pò, approfittando di quel tempo a disposizione.
Le loro letture mi incuriosivano, e in particolare una volta stavano parlando proprio di Cecità di Josè Saramago.
Non lo avevo letto e decisi di metterlo nella mia lista di lettura perché mi aveva colpito la descrizione che ne avevano fatto, parlando di un libro privo di punteggiatura.
Non immaginavo cosa volesse dire, né come si potesse leggere un libro del genere ma quando mi sono decisa a farlo, ti assicuro che non è stato solo quello a rendere quella lettura INDIMENTICABILE.
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono»”
Qui sul sito abbiamo già parlato di questo capolavoro, per cui oggi ho pensato di ripercorrere la sua vita e le sue opere.
In particolare una cosa che mi ha colpito leggendo la sua biografia è che Josè Saramago è un autodidatta:
la sua famiglia aveva origini modeste e pur essendo cresciuto in una casa senza libri, se ne è innamorato a scuola, e poi, costretto a lasciare gli studi per lavorare (ha fatto i lavori più disparati: come fabbro, disegnatore, correttore di bozze ecc) ha iniziato a frequentare la biblioteca comunale.
E’ riuscito poi a trovare degli impieghi che gli hanno consentito di acquisire una cultura letteraria che, con il passare degli anni, gli ha permesso di ottenere la carica di direttore letterario e di produzione in una casa editrice.
Solo dal 1974 in poi, dopo la caduta del regime fascista, con la cosiddetta Rivoluzione dei Garofani, Saramago prende la decisione di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. In precedenza, infatti, la dittatura fascista, alla quale lui si opponeva, non gli permetteva di esprimere liberamente il proprio pensiero ed i suoi articoli venivano censurati dal regime.
Il suo esordio letterario non è stato subito un successo, questo arrivò solo nel 1982 con Memoriale del convento, mentre il riconoscimento a livello internazionale arrivò negli anni novanta, con Storia dell’assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Cecità.
Nel 1998 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura:
“con parabole, sostenute dall’immaginazione, dalla compassione e dall’ironia ci permette continuamente di conoscere realtà difficili da interpretare”
E’ stato anche un uomo molto attento e impegnato in politica e nelle cause del suo tempo: ha dedicato infatti la sua vita a denunciare le ingiustizie sociali, anche attraverso i suoi romanzi.
Lo stile narrativo di Josè Saramago è privo di regole:
è caratterizzato dalla lunghezza delle frasi, l’uso particolare della punteggiatura, che non prevede l’utilizzo di virgolette nei dialoghi e del punto interrogativo nelle domande, inoltre il punto viene sostituito dalle virgole.
I personaggi dei suoi romanzi sono uomini comuni che vengono inseriti un mondo che lo scrittore stesso non ama.
In molte sue opere la narrazione comincia con un episodio fortuito che si verifica in un luogo imprecisato. Da quell’evento nasce una storia che è strumento di analisi della complessità dell’animo umano.
Saramago mette i suoi personaggi alla prova, essi contando solo sulle loro forze devono superare la prova che la vita gli impone. E viene fuori l’imperfezione dell’essere umano che l’autore critica e osserva con compassione.
Tra le sue opere ho scoperto di recente Il racconto dell’isola sconosciuta (O conto da ilha desconhecida, 1998).
Un uomo ottiene dal re una caravella per partire alla ricerca di un’isola sconosciuta, che ancora non compare sulle carte geografiche. Alla ricerca si unisce la donna delle pulizie del palazzo del re. Una favola d’amore, sospesa tra realtà e sogno.
Un racconto che inizia come una fiaba, ma poi diventa reale, così come reale è l’isola sconosciuta quando ti accorgi che è talmente vicina che non hai bisogno di fare un lungo viaggio per trovarla.
Ciò che colpisce è la caparbietà con cui l’uomo si è batte per avere la sua nave e partire, nonostante nessuno gli dia credito, tranne la donna che l’ha seguito e che prende parte alla sua impresa e nonostante le sue stesse paure.
E quando vacilla è proprio la sua compagna di viaggio a fargli forza. E così ha inizio l’avventura, il viaggio che porta ciascuno a se stesso.
“Ma voglio trovare l’isola sconosciuta, voglio sapere chi sono quando ci sarò,
Non lo sapete,
Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei”
Come sempre buona lettura!