Caro iCrewer, per la nostra rubrica Autori in tasca oggi vorrei parlarti di uno scrittore forse quasi sconosciuto in Italia, molto discusso in patria
Ivo Andrić vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 1961
Ivo Andrić nato a Travnik nell’ottobre 1892 è stato uno scrittore e diplomatico jugoslavo. Dopo aver vissuto fino all’età di due anni a Sarajevo con la famiglia, alla morte del padre fu costretto a trasferirsi da una zia a Višegrad, piccola cittadina nella Bosnia orientale.
La Bosnia all’epoca era occupata degli austriaci ma risentiva ancora fortemente del suo passato ottomano. Era comunque la regione balcanica dove la cultura occidentale e quella orientale più si mescolavano.
Le sue opere risentono molto delle influenze della sua terra, delle persone e dei luoghi che ha frequentato fin dall’infanzia. Soprattutto il fiume Drina con il famoso ponte di Mehmed Paša Sokolović che sarà anche protagonista di uno dei suoi più famosi romanzi Il ponte sulla Drina.
Le lunazioni si susseguivano e le generazioni sparivano rapidamente, ma il ponte restava, immutabile, come l’acqua che scorreva sotto le sue arcate.
Ho un ricordo piuttosto vivido del mio esame di maturità, nonostante siano passati svariati anni, una delle tracce del tema d’italiano parlava di ponti e del loro significato. Un ponte è un collegamento tra due sponde, separate da un fiume. Non si potranno mai venire a contatto, se non tramite il ponte stesso. Un ponte è quindi un collegamento, un legame tra due mondi differenti che altrimenti non potrebbero toccarsi.
Ivo Andrić, nelle sue opere diede una precisa rappresentazione della società serbo-croata, multietnica e multi-religiosa, in un determinato contesto storico, rivestendo i ponti di similitudine con l’influenza continua e scambievole che i diversi popoli dei Balcani esercitavano tra loro.
Al termine della scuola elementare, torna a studiare a Sarajevo, presso la Gran Gymnasija, la scuola secondaria più antica della Bosnia, grazie ad una borsa di studio della durata di tre anni, donata dal gruppo culturale croato chiamato Progresso ( traduzione di Napredak).
Nel 1911, ancora uno studente della scuola secondaria, promuovendo l’unità serbo-croata, pubblicò le sue prime due poesie nella rivista letteraria Bosanska vila.
Negli anni successivi, antecedenti alla prima guerra mondiale, i suoi scritti tra cui saggi, recensioni e poesie, traduzioni di autori come Walt Whitman, August Strindberg, nonché di un certo numero di autori sloveni, furono pubblicate in famose riviste come Contemporaneo (Savremenik), Vortice (Vihor), Notizie letterarie (Književne novine) e Movimento croato (Hrvatski pokret).
Ivo Andrić era uno scrittore poliedrico, ma la prosa lirica era la sua forma letteraria preferita, studiando i suoi scritti infatti è possibile notare che in realtà, diversi, possono essere considerati poesia in prosa.
Ivo Andrić prosegue nella sua lotta per l’unità serbo-croata e verso la fine del 1911 fu eletto primo presidente del Movimento progressista serbo-croato SHNO (Srpsko-Hrvatska Napredna Organizacija), società segreta di Sarajevo che oltre a promuovere l’unità e l’amicizia tra serbi e croati, si opponeva all’occupazione austro-ungarica.
Ovviamente i membri della SHNO non erano ben visti né dai nazionalisti serbi né da quelli croati, definiti da entrambi come traditori della patria.
Dopo un discorso di Andrić, nel febbraio del 1912, avvenuto alla stazione di Sarajevo davanti a 100 studenti in cui li esortava a continuare le manifestazioni per l’unità serbo-croata, la polizia austro-ungarica iniziò a perseguitare i membri della SHNO, sottoponendoli a sanzioni ed espellendoli dalle loro scuole.
Andrić non venne mai accusato pubblicamente dalla polizia e successivamente si unì anche alla Giovane Bosnia, movimento studentesco del Sud slavo, di cui divenne uno dei membri più importanti.
Nello stesso anno, una delle fondazioni educative presenti a Sarajevo gli conferì una borsa di studio che gli permise di iscriversi al Dipartimento di matematica e scienze naturali dell’Università di Zagabria, seguendo al contempo un corso di letteratura croata.
Partecipò con regolarità alle dimostrazioni del campus organizzate dai nazionalisti Slavi del sud, anche quando nel 1913 si trasferì all’Università di Vienna continuò a promuovere la sua attività politica per l’unità serbo-croata.
Purtroppo a causa della tubercolosi, l’anno seguente fu costretto a lasciare Vienna completando i suoi studi a Cracovia presso l’Università di Jagiellonica. Nonostante la salute cagionevole non abbandonò la scrittura continuando a pubblicare i suoi testi.
Un po’ di storia
Come tutti sappiamo il fatto scatenante che diede il via alla Prima Guerra Mondiale fu l’assassinio a Sarajevo dell’Arciduca Francesco Ferdinando possibile erede del trono astro-ungarico. Forse non tutti sanno, e nemmeno io prima di adesso lo sapevo, che l’attentatore Gavrilo Princip, appartenete al movimento Giovane Bosnia (Mlana Bosna), era un caro amico dell’autore che come lui aveva aderito allo SHNO all’inizio del 1911.
A seguito dell’attentato Ivo Andrić rientrò in Bosnia ma gran parte dei suoi amici è già stata arrestata con l’accusa di attività nazionaliste. Gli strascichi della tubercolosi lo rendevano ancora debole e nonostante non avesse preso parte all’attentato venne ugualmente imprigionato prima a Spalato per poi essere traferito nelle prigioni di Sebenico, Fiume e infine a Maribor fino alla scarcerazione, per mancanza di prove, il 20 marzo 1915.
Fu comunque esiliato presso il monastero del villaggio di Ovčarevo, vicino a Travnik, costantemente controllato dei monaci francescani.
Fu il contatto con l’ambiente parrocchiale che lo portò a studiare la storia delle comunità cristiane ortodosse e cattoliche della Bosnia durante il dominio ottomano, grazie anche al libero accesso alle cronache del monastero, ottenuto in cambio dell’insegnamento di canzoni religiose agli alunni della scuola.
Questo diede vita a Racconti francescani una serie di dieci racconti pubblicati tra gli anni 1920 e il 1950. Oltre a questi racconti ha pubblicato un saggio biografico dedicato a San Francesco, il cui peculiare carisma lo ha affascinato quanto la forza del suo ordine religioso che nella Bosnia Medievale aveva molti proseliti resistendo alla dominazione ottomana.
Tornò in carcere nel marzo del 1917 perché ritenuto una minaccia politica per l’impero austro-ungarico con l’esonero dal servizio militare. A luglio dello stesso anno grazie all’amnistia concessa ai detenuti dall’imperatore venne scarcerato e fece ritorno a Višegrad.
La salute fu per molti anni un problema grave per Ivo Andrić, più volte ricoverato in ospedale. Questo però non gli impedì di laurearsi in storia e letteratura slava meridionale a Zagabria e durante la degenza finì il secondo volume di poesie in prosa, intitolato Nemiri che pubblicò nel 1920.
Ivo Andrić è stato un forte sostenitore dell’unione serbo-croata. La sua vita e le sue opere furono incentrate su questo tema. Questa è solo una parte della sua vita e delle sue opere.
Continua e seguirci per scoprire la vita e le opere del Premio Nobel per la letteratura Ivo Andrić.