Buon sabato iCrewer! Come ogni settimana, è giunto il momento di parlare del premio Nobel per la Letteratura e dei suoi vincitori! Oggi affrontiamo il 1915, che fece la fortuna dello scrittore francese Romain Rolland.
Anche questa volta, non ti nascondo, si è trattato di una scoperta, visto che non conoscevo per nulla questo scrittore d’Oltralpe (sì, lo so, credo che fossero forse una decina in totale i vincitori di cui avevo già sentito parlare, chiedo venia). Durante le mie ricerche preliminari sul conto di Romain Rolland, ho scoperto alcuni particolari interessanti, che ora ti svelerò!
Romain Rolland, il premio Nobel per la letteratura del 1915
Nacque nel 1866 a Clamecy e si avviò a una carriera di studi filosofici. Tuttavia, presto si rese conto che qualla strada così ligia e rigida poco si sposava con il suo spirito ribelle e rivoluzionario e optò, quindi, per il campo storico. Per un periodo, dopo la laurea, insegnò in licei e in università, ma era consapevole di non aver imboccato la strada giusta (per di più, era anche una persona timida, quindi non credo proprio che trovasse piacevole fare lezione a classi di adolescienti e giovani adulti).
Romain Rolland prese allora una decisione coraggiosa: lasciare tutto e vivere di letteratura (proprio male non gli è andata, non trovi? Visto che ha vinto il Nobel). Tra le sue opere principali c’è sicuramente Jean-Christophe, una novella in dieci volumi in cui narra lo scorrere dell’esistenza del giovane protagonista. A questo capolavoro, che sicuramente ha avuto una parte importante nella vincita del premio, si accostano altre novelle e opere teatrali.
Queste ultime trattavano in buona parte di temi della Rivoluzione francese, anche perchè quello di Romain Rolland voleva essere un teatro rivolizionario, “democratico”, aperto alle masse, a chiunque volesse sedersi e ascoltare, e non solamente alle élite.
Le influenze filosofiche e politiche di questo autore francese furono molto vaste e variegate: fu uno dei primi a pubblicare opere di stampo anti-militarista, all’indomani della Grande Guerra; s’interessò al comunismo e incotrò persino Stalin, per poi prendere le distanze dopo la firma del patto Molotov- Von Ribbentrop; fondò un comitato di aiuto per i profughi e i rifugiati antifascisti; prese moltissima ispirazione dalle filosofie orientali, in particlare da quella indiana.
Insomma, Romain Rolland fu un personaggio molto eclettico e dai vasti orizzonti.
Si spene nel dicembre 1944, a Vézelay, paese in cui aveva risieduto praticamente in solitudie fin da prima dell’occupazione nazista.
«Un tributo all’elevato idealismo della sua produzione letteraria, alla comprensione ed all’amore per la verità con le quali ha descritto i diversi tipi di esistenza umana»
Non sono autore teatrale e di novelle, ma anche storico della musica
Tra gli interessi di Romain Rolland, oltre al teatro e alla scrittura, vi era anche la musica. Era un grande conoscitore di quest’arte, tanto da avervi deticato un intero ciclo di studi di dottorato! Durante il suo soggiorno romano, poi, ebbe la fortuna di conoscere varie personalità appartenenti proprio al mondo degli spartiti, accrescendo ancora di più la sua passione.
E, da bravo scrittore quale era, fece quello che sapeva fare meglio: compose biografie di grandi musicisti. Quella che ti propongo oggi come consiglio di lettura, Vita di Beethoven, è stata da poco ripubblicata da Passigli Editori e si prospetta un volume molto interessante e fruibile.
Tra tutte, emerge questa “Vita di Beethoven”, anche perché l’attenzione di Rolland per il grande musicista non fu mai superficiale o episodica, né d’altra parte può essere semplicemente ricondotta al suo generale interesse per la musica, testimoniato dall’insegnamento di storia della musica alla Sorbona: per tutta la vita, infatti, la figura di Beethoven costituì per lui una presenza costante e insieme un termine di confronto.
E infatti, dopo quest’opera che, pubblicata nel 1903, riscosse un immediato, enorme successo, e che è ancora oggi una delle più penetranti letture della vita del grande musicista, Rolland tornò più volte sul genio beethoveniano con scritti ampi e tecnicamente agguerriti; ma nessuno dei suoi studi successivi poté raggiungere la potenza evocativa di questa pur breve biografia, non a caso considerata tra le opere più importanti dello scrittore francese.