Arazzo familiare, di Anna Cantagallo, mi ha fatto ricordare una foto a cui sono legatissima: io e mia madre sul divano di casa sua insieme a mia nonna, quasi novantenne, che tiene in braccio la mia bambina di cinque giorni. Quattro donne unite dal legame indissolubile del sangue, che hanno attraversato e, nel caso di mia figlia ancora attraverseranno, epoche diverse all’interno delle quali sono cresciute e cambiate.
Arazzo familiare è la storia di Maricò, Marilì e Marigiò, nonna, madre e figlia, che attraversano i contrasti e i poderosi cambiamenti del ‘900 in un affresco privato che si intreccia con la grande Storia.
Arazzo familiare, di Anna Cantagallo. Le donne della famiglia
Dico sempre che per recensire un libro si deve partire dall’ultima pagina e riflettere sulle sensazioni che questo ci ha lasciato. Nel caso di Arazzo familiare la questione si fa complessa perchè ciò che provo è distacco, ebbene sì, nei confronti di un libro oggettivamente molto bello. Bello l’intreccio, i personaggi, soprattutto le tre protagoniste, bellissima la scrittura, stupendo l’arco di trasformazione delle tre donne che crescono e si ritagliano una fetta di indipendenza.
Accattivante l’ambientazione storica, ricostruita piuttosto bene, con solo alcuni scivoloni dati dal comune sentire riguardo alla seconda guerra mondiale, ma ormai ci siamo abituati no?
Vengono sempre dimenticati lo sbarco in Sicilia del 10 luglio ’43, la caduta di Mussolini il 24 luglio e l’armistizio dell’8 settembre. Convenzionalmente – ma perchè??? – si data la fine della guerra al 25 aprile ’43, giorno in cui alcune città del nord Italia, tra cui Torino e Milano, furono bombardate in modo massiccio dagli aerei alleati.
Allora perchè questa sensazione di lontananza da un libro che di fatto è migliore di molti altri letti? Ebbene, credo sia per la sua complessità: l’autrice ha preteso molto, non troppo, giacchè l’esperimento le è riuscito molto bene, ma è tanta la concentrazione che richiede per seguire i pezzi del puzzle che ha disegnato, che si perde l’empatia con le protagoniste.
I tre piani narrativi di Arazzo familiare sono intrecciati non in senso cronologico, non vi è infatti una linea temporale dritta che rende la narrazione in discesa, ma è una continua arrampicata perchè la Cantagallo ha scelto di seguire la linea temporale del cambiamento delle protagoniste.
A tre a tre i capitoli affrontano le stesse tappe caratteriali delle protagoniste nell’ambito storico di loro competenza: la prima agli albori della prima guerra mondiale, Marilì alle prese con la seconda guerra e Marigiò con una guerra del tutto personale negli anni sessanta.
Scelta coraggiosa, sfida affascinante ma, nel mio caso, forse per un limite mio, d’altra parte bisogna ammetterlo quando si danno gioudizi strettamente personali, non apprezzabile perché mi ha tolto tutto il sentimento tragico, lo sturm und grand che pure nel libro è in potenza.
Un libro comunque interessante, oggettivamente bello, in cui la tecnica ha prevalso sull’emozione.