Oggi, per la rubrica Animalibri, parleremo di alcune espressioni o modi di dire che sono ormai diffuse nel nostro modo di parlare con gli altri e aiutano a spiegarci meglio nelle nostre conversazioni quotidiane. Gli animali sono parte integrante della nostra vita e connessi attraverso un legame che dura ormai da secoli a tal punto che sono i protagonisti dei detti popolari e dei saggi proverbi.
Molte persone utilizzano questi modi di dire senza pensare realmente al loro significato profondo: le caratteristiche fisiche degli animali hanno creato concetti che hanno arricchito notevolmente la cultura popolare e la lingua italiana. Sicuramente ne conoscerai molti, andiamo allora a ripercorrere insieme quelli più famosi!
Modi di dire: essere matto come un cavallo
I cavalli, animali particolarmente intelligenti, ovviamente non sono matti, ma possono avere un carattere particolarmente irrequieto: in questi momenti si imbizzarriscono, non possono essere cavalcati e hanno quindi bisogno di tranquillizzarsi. Ecco come nasce l’espressione matto come un cavallo.
Sei lento come una lumaca
Uno dei modi di dire più conosciuti è: sei lento come una lumaca, e rispecchia effettivamente la realtà dei fatti.
La lumaca è uno dei animali più lenti del mondo: percorre solo 1, 39 centimetri al secondo e in un’ora copre faticosamente una distanza di 50 metri.
Avere occhi da pesce lesso
Altra espressione poco carina da rivolgere agli altri è avere gli occhi da pesce lesso: si sa che i pesci non hanno molta espressività quindi può significare avere uno sguardo perso nel vuoto, immerso nei propri pensieri, oppure non molto intelligente. Questo modo di dire può anche essere rivolto a persone innamorate.
Versare lacrime da coccodrillo
Quasi tutti noi abbiamo versato lacrime di coccodrillo, cioè ci sono sicuramente capitate occasioni in cui abbiamo fatto qualcosa di sbagliato e poi ce ne siamo pentiti, ma era troppo tardi. Ma perché questo modo di dire è collegato al rettile?
Il detto è riferito alla situazione in cui il coccodrillo sembra davvero piangere dopo aver ingoiato la preda: lacrima in realtà perché l’animale ha bisogno di ripulire gli occhi ed eliminare le impurità, non avendo la funzione del sudare.
E noi che credevamo invece che fossero pentiti!
Essere cieco come una talpa
Ecco un altro modo di dire riferito alla talpa: in realtà questo animale, nonostante le apparenze, non è del tutto cieco; la talpa possiede una membrana che ripara gli occhi dal terriccio e l’aiuta a distinguere il buio dalla luce.
Essere solo come un cane
Arriviamo all’ultimo modo di dire: essere solo come un cane. I cani, li conosciamo, sono animali da compagnia e amano essere socievoli.
In realtà l’espressione è riferita più ai cani randagi, non avendo né una casa né un padrone si ritrovano soli e persi.
Una lettura consigliata: Qui gatta ci cova! di Nicola Di Mauro
Come ti accennavo all’inizio, i detti popolari che hanno come protagonisti gli animali sono molteplici e vastissimi; per approfondire meglio la tua curiosità ho pensato a una lettura che può fare al caso tuo: Qui gatta ci cova! di Nicola Di Mauro, pubblicato da Edizioni Del Capricorno. Ecco la sinossi!
Un libro che indaga le ragioni etimologiche e storiche che stanno dietro alla nascita e all’evoluzione di frasi ed espressioni ancora oggi di uso comune, pur se spesso legate a un mondo ormai distante dalla nostra contemporaneità. Attraverso aneddoti, notizie storiche e letterarie, l’autore risale all’epoca in cui il contatto (e lo scambio di conoscenze) tra uomo, animali e natura era molto più stretto di oggi.
Un dizionario diverso dal solito, divertente e colto insieme, semplice e agile da consultare. Voce per voce, un viaggio inedito e appassionante attraverso la lingua italiana, per soddisfare curiosità linguistiche e scoprire i segreti lessicali e metaforici che stanno dietro ad alcune parole, frasi e detti popolari riguardanti gli animali nel loro rapporto con l’uomo.
Quanto del nostro sapere popolare è stato trasmesso ed è sopravvissuto attraverso i modi di dire legati al mondo animale? «Proprio grazie a «proverbi, espressioni e modi di dire» sopravvivono conoscenze che, se si limitassero al presente, andrebbero poco oltre gli animali da compagnia. È quanto ben meglio di noi storici possono dimostrare gli esperti di paremiologia (lo studio scientifico dei proverbi).
Spesso se ne consiglia addirittura l’uso per rendere vivace l’esposizione: avviene in scuole di giornalismo e addirittura in scuole di scrittura (non era certo così in quella di Giuseppe Pontiggia). I modi di dire sopravvivono anche quando il loro riscontro con la realtà è ormai flebile se non assente: le parole mostrano di avere vita più lunga degli oggetti a cui si riferiscono» (dalla prefazione di Giuseppe Sergi).