Andrea Camilleri, il campo del vasaio
Sbam! La porta dell’ufficio del commissario Montalbano viene sbattuta con veemenza – tanto da far sobbalzare lo stesso Salvo Montalbano seduto alla scrivania, come sempre sommersa di carte – dall’agente Catarella che cerimonioso, imbarazzato e mortificato inizia a profondersi in convenevoli e scuse: «Domando pirdonanza commissario, a mano mi scappò».
Questa frase, come la scena d’altro canto, è uno dei tratti identificativi e caratterizzanti sia la serie dei romanzi dedicati al commissario più amato d’Italia che delle riproduzioni cinematografiche tratte degli stessi.
Lo sappiamo bene, il personaggio di Montalbano nasce dalla penna del maestro Andrea Camilleri – come piace identificarlo a me – e diciamolo: è stato un successo forse inaspettato ma assolutamente meritato! Ciò per almeno due ragioni: la prima risiede nel fatto che Salvo è uomo che piace, ovviamente il mio non è un discorso legato all’aspetto fisico ma al suo modo di essere, di fare e di comportarsi.
Andrea Camilleri descrive Montalbano come un uomo di poche parole, un osservatore attento e minuzioso che sa carpire anche i dettagli apparentemente superflui, è dotato di quella insolita quanto rara capacità di saper distinguere una menzogna dalla verità, possiede quella calma e quel sangue freddo necessari ad affrontare le situazioni più perigliose. Ecco perché piace.
Il commissario, altresì, ha profonda stima dei suoi uomini fungendo da collante per far funzionare alla perfezione la sua squadra. Ancora, il commissario è intuitivo, brillante, e non si lascia prendere in giro, o meglio, in certe occasioni dà l’impressione di essersi fatto cogliere in fallo per ribaltare subito dopo la situazione a suo favore: le sue intuizioni, le sue mosse regalano quel tocco di suspense e pathos che non guasta e che il lettore ama.
Il secondo motivo che deve indurci a leggere questi libri, riguarda il modo sublime attraverso il quale Camilleri ha saputo dipingere le situazioni, è riuscito ad intrecciare le storie facendole apparire sempre così lineari seppur l’indagine si presentasse complessa. Le pennellate che regala alla sua Sicilia hanno consentito di percepire il profumo del mare e il calore del sole, i sapori e gli odori dell’arte culinaria sicula della quale, non dimentichiamolo, Montalbano ne è ghiotto.
Andrea Camilleri intercala perle di sicilianità nella narrazione che non fanno che rendere ancora più forte e intenso ciò che ci viene raccontato.
Ad ogni modo, dal successo letterario ne sono nate le riproduzioni cinematografiche divenute talmente apprezzate dal pubblico da essere periodicamente riproposte in replica. Io, personalmente, nonostante abbia visto e rivisto più volte il telefilm non smetterei mai di guardarlo.
E così, in questo periodo, ogni lunedì vengono riproposti alcuni degli episodi delle indagini del commissario Montalbano ciascuno tratto dall’omonimo romanzo; ogni puntata, prima dell’inizio, viene preceduta da un breve monologo dell’autore che ci spiega, con la sua voce roca, profonda e con la tipica cadenza dell’idioma siciliano, il significato recondito della storia che andremo a vedere.
Stasera, quindi, è il turno de Il campo del vasaio, edito da Sellerio nel 2008. Un romanzo intrigante, passionale e ricco di colpi di scena dove assisteremo, essenzialmente, al ritrovamento di un cadavere di un uomo frazionato in maniera certosina in ben trenta pezzi e chiuso in sacco, affiorato in un campo a seguito di abbondanti piogge.
Inizia quindi, nel mistero più assoluto, l’indagine del nostro commissario che man mano che procederà nello sviluppo delle ricerche riuscirà a scovare tutte le tessere che vanno a comporre il puzzle.
«È a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo – il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il “campo del vasaio” per dare sepoltura agli stranieri. Semplici coincidenze? Il corpo della vittima è stato smembrato in trenta pezzi, il terreno in cui è stato ritrovato è buono per i vasai, il colpo di pistola alla nuca nel codice d’onore sta a significare tradimento, senza contare che il morto era uno straniero.»
Ruolo cruciale, nonché ambiguo e carico di enigma, lo avrà Dolores: una donna affascinante e suadente, bella e intrigante che darà del filo da torcere al nostro commissario e farà anche perdere la testa a qualcuno di nostra conoscenza, piuttosto sensibile al fascino femminile.
Non perderti l’episodio de Il campo del vasaio di stasera e, qualora non lo avessi ancora fatto, corri a leggere il libro perché benché le riproduzioni cinematografiche cerchino sempre di essere delle fedeli repliche dei libri, non riusciranno mai a trasmetterti certi particolari, talune sensazioni che si possono provare – e cogliere – solo tra le pagine e il profumo del romanzo.
«Il ciriveddro è ‘na gran camurria di machina che non sulo non s’arresta mai, ma t’obbliga a pinsari a quello che voli lui.» (Cit. Andrea Camilleri)