Ciao iCrewer! Hai mai sentito nominare Amal, la bambola della speranza? Vediamo assieme cos’è, o meglio chi rappresenta…
Amal, la bambola della speranza
Amal, che in arabo significa “speranza”, è il nome della grande bambola arrivata a Napoli in piazza del Plebiscito. Amal è la bambola gigante che ha girato e gira il mondo, per diffondere la speranza, diventando simbolo di uguaglianza e ricordandoci che un futuro migliore è possibile, inoltre raffigura tutti i bambini profughi, costretti a lasciare il proprio paese d’origine per scappare da fame e guerre.
Allacciandomi ad Amal, alla speranza e alla guerra, caro lettore, vorrei parlarti di un libro che ho letto recentemente e che ti consiglio vivamente di leggere…
Il libro in questione si intitola Stanotte guardiamo le stelle scritto da Alì Ehsani …
Stanotte guardiamo le stelle di Alì Ehsani, un accenno di trama
Afghanistan, anni novanta. Ali è un ragazzino che trascorre le giornate tirando calci a un pallone con il suo amico Ahmed, in una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni, ma non ancora in mano ai talebani.
La città non è sempre stata così, gli racconta suo padre: un tempo c’erano cinema, teatri e divertimenti, ma ad Alì, che non ha mai visto altro, la guerra fa comunque meno paura delle sgridate del maestro o dei rimproveri della madre.
Il giorno in cui, di ritorno da scuola, Ali trova un mucchio di macerie al posto della sua casa, quella fragile bolla di felicità si spezza per sempre. Convinto inizialmente di aver solo sbagliato strada, si siede su un muretto e aspetta il fratello maggiore Mohammed, a cui tocca il compito di spiegargli che la casa è stata colpita da un razzo e che i genitori sono morti.
Non c’è più niente per loro in Afghanistan, nessun futuro e nessun affetto, ma “noi siamo come uccelli (…) e voleremo lontano”, gli dice Mohammed, che lo convince a scappare.
E in quello stesso istante, l’istante in cui inizia il loro grande viaggio, nascosti in mezzo ai bagagli sul portapacchi di un furgone lanciato verso il Pakistan, Mohammed diventa per Ali un padre, il miglior amico e, infine, un eroe disposto a tutto pur di non venire meno alla promessa fattagli alla partenza: Ali tornerà a essere libero e a guardare le stelle, come faceva da bambino quando il padre gli spiegava le costellazioni sul tetto di casa nelle sere d’estate.
Dal Pakistan all’Iran, e poi dall’Iran alla Turchia, alla Grecia e infine all’Italia, quella di Ali e Mohammed è un’epopea tragica, ma anche una storia di coraggio, determinazione e ottimismo.
Ho amato questo libro e credo di aver pianto tutte le lacrime che avevo disponibili…
E’ una storia straziante, un’avventura pericolosa ma piena di speranze.
Sentiamo spesso di queste persone che scappano, emigrano perché nel loro paese non è rimasto più nulla, solo macerie di case buttate giù dalle bombe e cadaveri sotterrati dai detriti mai più ritrovati e lasciano la loro famiglia lì per cercare una vita migliore però alla cieca, sanno cosa lasciano ma non sanno cosa trovano dall’altra parte. Quante persone scappano ma poi non arrivano mai; muoiono nel tragitto sfranti oppure su un barcone. Non ho mai pensato al loro viaggio perché sì, in Italia c’è la crisi, ma almeno non c’è la guerra, un piatto in tavola sicuro ce l’ho sempre e ho un tetto sulla testa ben saldo e che non verrà buttato giù da nessuna bomba, sono dal lato del mondo “fortunato”, e devo solo ringraziare.
Alì parla della sua esperienza, del suo viaggio; un giorno torna da scuola e non trova più niente perché degli uomini hanno tirato delle bombe che hanno colpito la casa uccidendo anche i genitori; scappa dall’Afghanistan, da una Kabul devastata dalla lotta tra fazioni, ma non ancora in mano ai talebani.
Alì è un bambino a cui è rimasto solo il fratello maggiore; faranno il viaggio insieme, verranno catturati, picchiati e rimandati via, Tuttavia dopo un momento tragico riuscirà ad arrivare a destinazione, in Italia dopo quindici anni dal suo arrivo, si ritroverà su una sedia all’Università della Sapienza a scrivere questo romanzo; ora Alì ha un lavoro e gira per il mondo facendo conoscere a tutti i suoi due libri.
Ho apprezzato la capacità dell’autore di adattare il livello narrativo all’età del protagonista; all’inizio può sembrare superficiale solo perché è il bambino Alì a parlare, poi cresce e la narrazione si fa più profonda.
Chiuderei questo articolo con una frase del libro Stanotte guardiamo le stelle, che mi è piaciuta particolarmente e che fa riflettere molto:
“Ma poi, che cosa cercavi tu, dove volevi veramente arrivare? Me lo sono chiesto una marea di volte. Secondo me sognavi una moglie, dei figli, un lavoro, una vita senza paure, quello che sognavano tutti.”