Ascoltando Baricco…
In verità, non ero sicura che sarebbe stato possibile incontrare Alessandro Baricco, le mancate risposte alle mie innumerevoli mail, inviate alla organizzazione dell’evento, mi avevano ormai fatto capire che non ci sarebbe stata occasione ma, una volta arrivata alla location, mi sono detta che, qualunque cosa fosse accaduta, avrei comunque imparato tanto anche solo ascoltando.
Scoprire che ad accogliere lo scrittore sarebbe stata una chiesa, tra l’altro una delle più belle, è stata la prima piacevole sorpresa del pomeriggio. Santa Irene (Prima Patrona di Lecce) mi ha fatto davvero uno strano effetto quando, entrando, l’ho vista tutta apparecchiata per l’occasione, come fosse stata una sala conferenza. Ho scoperto poi, che l’evento era stato consentito non essendo la chiesa proprietà del Vaticano ma tutto questo dopo aver ascoltando la piacevole introduzione storica della Sig.ra Pina, (Il cognome non sono riuscita a coglierlo), archeologa,una bella persona che, in attesa dello scrittore, ci ha erudito sulla storicità della chiesa, la vita della Santa, le sue bellezze.
La seconda sorpresa è stata scoprire che, a scegliere la location, era stato proprio lo stesso scrittore. L’iniziativa, infatti non mi è sembrata dettata da strategie commerciali ma una scelta oculata ed estremamente motivata anche perchè, parliamoci chiaro, Baricco avrebbe comunque, attirato l’attenzione anche in un sotterraneo, ma anche questo, l’avrei compreso con il tempo.
In attesa del suo arrivo, ho cominciato a leggere la sua biografia più per curiosità, per capire la personalità di questo scrittore cosi eclettico, sempre un po’ border line, a volte per scelta, un po’ per una tendenza naturale alla controtendenza, (scusate il giro di parole ma è così) Baricco in fondo, lo ricordo bene quando parlava di libri e leggeva brani di grandi autori in TV, la sua capacità critica non lasciava troppo spazio alle conversazioni, e la sua è sempre, comunque, stata l’immagine di un uomo difficile, controverso, ma profondo ricercatore dei significato della realtà.
Un aspetto della personalità che non è andata scolorendosi con la maturità, anzi, nel suo ultimo libro, The Game, lo scrittore torinese fa una meticolosa ricerca di quelle che sono stati le cause e gli effetti del progresso tecnologico sull’umanità e il suo resoconto ti lascia, come sempre, davanti ad un grande punto interrogativo, lasciando al lettore, l’onere della risposta.
Da personaggio qual’è, si presenta un po’ in ritardo, ma l’obiettivo, in qualche modo, è raggiunto, la chiesa è davvero gremita e dopo una breve introduzione dell organizzatore, è lui a prendere finalmente la parola,…
“Torno a Lecce con grande piacere, in questa Chiesa dove, al contrario, stasera vi parlerò di tecnologia“. afferma Baricco, “Qui, come potete vedere, siamo circondati da tanta bellezza,e questo è legato soprattutto alla nostra storia. Da queste cose leggiamo la generazione dei nostri padri, conserviamo ciò che è prezioso anche se non ci appartiene, sentiamo il riverbero della bellezza che è stata creata, legata, comunque, ad un filo che, nel tempo, ci ha aiutato a progettare il nostro futuro”
“Oggi,” continua lo scrittore, “costruiamo una nuova civiltà collegata alle macchine, con la segreta speranza di non smarrire la nostra umanità, il cuore, il senso della continuità. Nel mio libro, e lo ripeto anche a voi ora, affermo quanto sia stato fondamentale evolverci per allontanarci dall’infausta esempio del nostro novecento. Un secolo che ci ha regalato solo dolori e guerre, basti pensare all’olocausto a 2 guerre mondiali. In questo momento, quindi, l’obiettivo è un mondo diverso, quello che io definisco “Digitale,” da cui partire per capire chi siamo, cosa vogliamo essere, ma per comprenderlo, è necessario capire il significato della parola stessa.”
A tutte queste domande, Baricco risponde con una esaustiva e meticolosa spiegazione sull’etimologia della parola e del suo significato, chiarendo come, a livello prettamente tecnico, questa nuova modalità consenta di tradurre qualsiasi opera del mondo in numeri, non sempre di facile comprensione, sequenze di cifre in cui il mondo, ormai, viene identificato e riconosciuto, e con lui, anche noi.
Anche la musica non è esente da questa identificazione numerica, lo aveva in qualche modo anticipato il grande Bach, nella sua famosa scala musicale, senza tuttavia, perderne in bellezza. Baricco, da buon musicologo,non si lascia sfuggire l’occasione e invita il famoso violinista Alessandro Quarta ad esibirsi, come dargli torto… un momento davvero di grande bellezza. Dopo la pausa musicale, continua a decifrare le fasi di questa incredibile evoluzione, spiegando come il senso del digitale sia legato ad uno spostamento della comunicazione attraverso l’identificazione numerica, in grado di essere modificata, condivisa, registrata, ad una velocità incredibile e tutto in antitesi rispetto al passato. Una sequenza di modalità che ci consente di conservare la memoria di tutto ciò che vogliamo perchè la nostra impronta non venga mai cancellata.
La digitalizzazione ci attrae, dice Baricco, ma ci fa anche tanta paura, eppure, se osserviamo, è cambiata anche la nostra postura. Ad una postura “guerriera,” codificata con la sequenza uomo-cavallo-spada, siamo passati all’uomo-tastiera-schermo e se riflettiamo, pur riconoscendone i rischi, non siamo più in grado di tornare indietro”
Pescando nell’archivio della memoria digitalizzata, Baricco riporta alla mente la storia delle macchine, dai primi computer costruiti nei garage da ingegneri squattrinati,estremamente ambiziosi e creativi, macchine dal costo esorbitante e quindi ad appannaggio di una ristretta Elite economica, aziendale e politica. In 10 anni tutto cambia, il computer diventa Personal Computer, più piccolo e leggero, costa meno, fino a renderlo tascabile ad uso e consumo di tutti e per tutti.
Prima di chiudere, Baricco chiede nuovamente l attenzione per un’altro piccolo momento musicale” e confida” La musica, è probabilmente, l’unico elemento che lega ancora l’uomo digitale a ciò che eravamo, qualcosa che pur avendo in se i numeri, mantiene intatta una bellezza senza tempo”.
Eravamo davvero tantissimi, ma ascoltando le note uscire da quel violino, vi posso assicurare che l’emozione era palpabile e non credo avesse nulla a che fare con il nuovo mondo digitale.
Grazie Mister Pickwick…