Caro iCrewer, conosci il vecchio detto “chi trova un amico trova un tesoro”? Direi che ben si adatta a presentare Alberto Bevilacqua Materna Parola. Ritratto di uno scrittore, di Alessandro Moscè e pubblicato da Il Rio Edizioni.
Questo libro nasce proprio dai ricordi e dalle conversazioni tra Alberto Bevilacqua e l’autore. Alessandro Moscè racconta così l’uomo, l’artista e il mentore e dichiara:
“Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare uno dei maggiori scrittori italiani di mezzo secolo. Mi ha raccontato l’Italia e i suoi protagonisti più rappresentativi. Alberto Bevilacqua era un scrigno inesauribile di tesori”.
Alberto Bevilacqua Materna parola
Nel suo romanzo biografico Moscè ripercorre la storia umana e i capolavori di uno dei maggiori scrittori e registi italiani del secondo Novecento. Lo fa con gli occhi e lo slancio di chi lo ha conosciuto e lo ha frequentato a lungo, mentre con l’occhio del critico ne analizza la letteratura, fornendo un quadro completo della sua poetica. Vale quindi la pena ripercorrere i tratti caratteristici dell’uomo e dell’artista.
La poesia è stata il punto di partenza dell’attività creativa di Alberto Bevilacqua, fin dai componimenti scritti per la madre da ragazzino. Successivamente è stato autore di autentici bestseller sia a livello narrativo che poetico, basta citare opere come Una città in amore del 1970, Una scandalosa giovinezza del 1978 e La polvere sull’erba scritta nel 1955 e pubblicata solo nel 2000.
Bevilacqua è stato anche un regista cinematografico di grande talento, del quale vanno menzionati almeno i film La Califfa del 1970, con Ugo Tognazzi e Romy Schneider e Questa specie d’amore del 1972, sempre con Ugo Tognazzi e Jean Seberg. Entrambe le sceneggiature sono in parte tratte dai romanzi omonimi, che lo hanno posizionato al vertice della produzione cinematografica del secondo Novecento italiano.
La sua vita è stata vissuta in bilico tra due città, Roma e Parma. Se da un lato il suo trasferimento a Roma nel 1957 gli ha permesso di collaborare con La fiera Letteraria, lavorare nella casa di produzione cinematografica di De Laurentiis e gli ha aperto le porte de Il Messaggero e del Corriere della Sera, sono Parma e il fiume Po a fare da scenario alle emozioni, all’introspezione e alle domande esistenziali. In un certo senso pur vivendo a Roma, continuerà a “tornare” a Parma con le sue parole e soprattutto con i suoi ricordi.
I ricordi e i tormenti degli affetti familiari sono l’ambientazione emotiva di molti suoi capolavori, da L’amicizia perduta, primo libro in versi pubblicato nel 1961, a raccolte come L’indignazione e La crudeltà. E ripresi in tempi più maturi anche in Piccole questioni di eternità e in Legame di sangue.
La sua vocazione al ricordo è intrecciata con il racconto di storie personali dell’italia di provincia. Storie di famiglie, del disagio sociale, dei rapporti d’amore, ma anche vicende pubbliche meno note o sconosciute del dopoguerra. Ha portato alla luce le storie sotterrane del Triangolo Rosso e le guerriglie nate dall’odio e dal rancore tra ex partigiani e ex repubblichini. Storie vissute e raccontate in prima persona in La polvere sull’erba che gli sono costate la censura fino al 2000.
Tra i ricordi, sicuramente il più incombente è quello di una madre sulla soglia della follia. Una madre che ha trasfigurato più di ogni altro personaggio, presenza onnipresente e ossessiva di ogni sua opera e autentico leitmotiv della sua poesia.
La sua attività letteraria è il frutto del suo bagaglio culturale e delle sue passioni. Dall’astrofisica all’astronomia, dalla medianità all’esoterismo. I luoghi e i circoli alchemici frequentati hanno certamente influenzato le sue opere dandogli una connotazione vagamente esoterica. Chi però lo ha introdotto mondo della sensitività, della percezione paranormale è stata la sua eclettica nonna che la sera usciva con una gatta sottobraccio e parlava con il marito morto che veniva a trovarla.
Alberto Bevilacqua è stato uno scrittore esistenziale, con la capacità di ricreare un realismo magico attraverso la sua autenticità psicologica, e una attenzione sensoriale ai limiti del sensitivo.
Se la critica accademica ha spesso trascurato in modo ingiusto le sue poesie e i suoi romanzi, esse hanno ottenuto in cambio l’approvazione di intellettuali del calibro di Umberto Saba, Pier Paolo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Dario Fo e molti altri.
Cosa abbia spinto Alessandro Moscè a realizzare questo Ritratto di uno scrittore, è soprattutto la volontà di ricordare e non lasciare che Alberto Bevilacqua venga dimenticato né dalla critica, né dal resto del mondo.
Alessandro Moscè
Ha pubblicato diverse raccolte poetiche, tra cui Hotel della notte vincitore del Premio San Tommaso D’Aquino nel 2013 e presente in varie antologie e riviste italiane e straniere. I suoi libri di poesia sono tradotti in Francia, Spagna, Romania, Venezuela, Stati Uniti, Argentina e Messico.
Ha dato alle stampe antologie di poeti italiani contemporanei, come The new italian poetry, e saggi critici, come Luoghi del Novecento.
Ha pubblicato il saggio narrato Il viaggiatore residente nel 2009 e i romanzi Il talento della malattia nel 2012, L’età bianca nel 2016, Gli ultimi giorni di Anita Ekberg, finalista al Premio Flaiano nel 2018. Alberto Bevilacqua Materna parola, pubblicato il 18 maggio 2020, è il suo ultimo lavoro.
“La Letteratura è amore e combattimento o non è niente” è la sua filosofia di vita.