Non lasciarti ingannare dal titolo che ho scelto di dare a questo articolo, caro iCrewer, il fascino di cui parlo riferendomi al 1931 è solo quello legato al sentimento che ho provato svolgendo le ricerche per questo nuovo appuntamento con la nostra rubrica che ci porta indietro nel tempo alla ricerca di fatti storici, curiosità, mode, culture e sopratutto libri.
Affascinato. Questa è la parola giusta. Affascinato dall’insieme di eventi e ricorrenze legate al 1931 che ho scoperto. Come ben sai, se sei un fedelissimo dei miei articoli, salto sempre a piedi pari i fatti storici e politici e mi concentro sulla cultura: sugli eventi cinematografici, letterari e musicali che hanno segnato la storia e che ancora oggi fanno parte del bagaglio culturale di tutti noi, anche a quasi un secolo di distanza.
Ti chiedo quindi, se vuoi cercare di provare le mie stesse emozioni, il mio stesso entusiasmo e la mia stessa capacità di sognare attraverso il tempo, di metterti comodo e immergerti nella lettura che, per forza di cose, deve partire dagli Stati Uniti.
1931: L’AMERICA
Il 30 gennaio del 1931 veniva proiettato a Los Angeles per la prima volta il film muto Luci della città, capolavoro assoluto del genio Charlie Chaplin. Considerato ancora oggi uno dei più importanti lungometraggi della storia della cinematografia e presente in ogni genere di classifica di tutti i tempi riguardante il grande schermo.
Un film che può essere considerato il manifesto del talentuoso regista, attore e comico britannico, in quanto esprime tutta la sua poetica melodrammatica amalgamata con la comicità. Un film che ha visto tutta la precisione quasi ossessiva del genio, che per realizzarlo ha impiegato più di tre anni. Una pellicola d’avanguardia nonostante il suo spirito conservativo: Chaplin aveva infatti scelto di rimare fedele al cinema muto nonostante in quegli anni prendeva sempre più piede il sonoro.
È la storia di un vagabondo, Charlot, che decide di prendersi cura di una povera fioraia cieca facendo qualsiasi tipo di lavoro, lecito e non, per guadagnare i soldi da donare alla donna in modo di permetterle di fare l’operazione e quindi recuperare la vista. Una testimonianza, tra momenti intensi e momenti di gag esilaranti, di generosità, di unione e di amore verso gli altri.
Se ancora non ti basta ripensare a questo film per suggestionarti, torna idealmente con me a Los Angeles in quel 30 gennaio del 1931, il giorno della prima, e osserva, chiudendo gli occhi, che in platea, accanto al regista, Charlie Chaplin, siede un uomo che si chiama Albert Einstein. A me vengono i brividi, mi luccicano gli occhi.
Così come mi riempie di emozione pensare di essere idealmente a New York, il 1 maggio di quello stesso anno, il 1931, quello in cui stiamo viaggiando, alla cerimonia di inaugurazione dell’Empire State Building, il conosciutissimo grattacielo che fino al 1973 ha detenuto il primato di palazzo più alto del mondo. Con i suoi 443 metri di altezza è ancora oggi uno dei più importanti simboli della grande mela.
Non solo un grattacielo ma una vera e propria icona. Se ti dico King Kong quale è la prima immagine che ti viene in mente? A me quella del gorilla che scala l’edificio per scappare e portare in salvo la sua amata bionda. Una immagine che è diventata anche quella un simbolo della storia del cinema, un film arrivato solo due anni dopo, nel 1933.
King Kong si chiude con gli aeroplani che abbattono il mostro e con la celebre frase
Allora gli aeroplani ce l’hanno fatta?
Oh no, non sono stati loro, è stata la bellezza a sconfiggere la bestia.
E quanta bellezza c’è nel tornare indietro alla nascita di quella che poi è diventata la nostra cultura?
Vale anche per la musica: pensa a brani come Dream a little dreams of me o Minnie the moocher, che sicuramente sono nella tua memoria, così come nella mia, grazie a Doris Day e ai Blues Brothers, ma che in realtà, e lo scopro anche io ora insieme a te, sono straordinari pezzi che risalgono al 1931.
In particolare il secondo, celebre brano jazz in cui l’artista invita il pubblico a cantare con lui il famosissimo ari ari ari ari ohhh (scritto come si pronuncia), è stato registrato dal jazzista Cab Calloway proprio questo anno. Consentimi però, iCrewer, di sconfinare di qualche mese per andare nel 1932 quando questa canzone è diventata un cortometraggio d’animazione in cui compare Betty Boop… e se non fa emozionare tutto questo, allora cos’altro serve?
Magari un volo transoceanico, utile anche per avvicinarci al nostro paese e al mondo dei libri, con atterraggio a Parigi, dove sempre nel 1931, nella sua abitazione, un certo signore di nome Salvador Dalì finì di dipingere La persistenza della memoria, uno dei suoi più celebri quadri: quello con gli orologi molli, così per capirci noi poco pratici dell’arte e del dipinto.
Tela conservata al MOMA di New York, così da chiudere il cerchio, che rappresenta la relatività del tempo al cospetto della percezione umana.
E con la relatività, che fa subito pensare a Einstein, gli diamo due doppie mandate al cerchio americano.
1931: L’ITALIA E I LIBRI
E a casa nostra? Come era la situazione novanta anni fa nel nostro bel paese?
Pensando al 1931, e al movimento artistico italiano di quell’anno, la prima citazione spetta di diritto ad una grande poetessa: Alda Merini. Mi piace pensare che non sia un caso che la scrittrice milanese sia nata proprio in un anno così pieno di luce dal punto di vista artistico. Chissà che le stelle o chissà quale forza artistica non ci abbiano messo lo zampino.
Nata il 21 marzo, quasi a voler anticipare la primavera che porterà nel panorama poetico nazionale, Alda Merini ha legato il suo nome e la sua poesia al capoluogo lombardo, diventandone un simbolo. Grazie al suo talento e ai tanti riconoscimenti ottenuti è senza dubbio da inserire tra i più importanti letterati contemporanei. Una vita travagliata, divisa tra poesia e manicomio. Una poesia spontanea dedicata alla vita e a tutte le sofferenze e le difficoltà che viverla contempla.
Una vita raccontata nel libro Reato di vita , edito da La vita felice nel 2010, l’anno dopo la sua scomparsa. Una autobiografia che evidenzia la grandezza di questa donna che, ripercorrendo tutta la sua esistenza, approfondisce attraverso i suoi versi la grande tematica della continua ricerca del vero amore.
Nel dilagare di un potere economico che livella la cultura in uniforme palude, due donne osano “darsi alla macchia”. Alda Merini, la voce poetica più profonda del secondo Novecento, detta a Luisella Veroli informazioni in libertà sul suo reato, reato di vita. Troverà complicità. Oltre all’autobiografia, questo libro contiene la raccolta “Poesie da camera d’albergo” e una serie di lezioni di poetica durnante le quali Alda Merini legge e commenta alcune tra le sue liriche più amate.
Scendendo verso Sud, e quindi lasciandoci alle spalle Milano e ponendo il nostro sguardo verso Napoli, è del 1931 la prima rappresentazione della commedia Natale in casa Cupiello, probabilmente la più famosa del grande Eduardo De Filippo.
Per l’esattezza, la prima è andata in scena la sera di Natale al teatro Kursaal. Si tratta di una commedia in tre atti in cui si susseguono intrecci amorosi e incomprensioni familiari, che sconvolgono la vita del padrone di casa, Luca Cupiello, uomo legato alle tradizioni e convinto di aver costruito una famiglia felice.
Il tutto si svolge nei giorni delle feste natalizie, non per nulla il presepio fa da sfondo, e non solo, a tutta la vicenda. Celebre è una delle frasi finali della rappresentazione, quella in cui il padre in preda alle allucinazioni chiede al figlio
Te piace ‘o presepio?
Chiaramente Natale in casa Cupiello è una commedia che si può anche leggere, ti segnalo, caro iCrewer, l’edizione uscita nel 1997 per Einaudi.
Per quanto riguarda la letteratura, ci sarebbe da citare anche uno degli ultimi romanzi di Grazia Deledda , Il paese del vento, o perché no, L’urna inesausta di Gabriele D’Annunzio,ma credo che visto che ho parlato di suggestioni, fascino e magia, lasciare al Natale e a uno dei più famosi presepi della storia il compito di chiudere questo mio viaggio, anzi nostro, indietro nel tempo, sia cosa buona e giusta.
RINGRAZIAMENTO
Non è mia consuetudine approfittare di un articolo per scopi o comunicazioni personali, ma questa volta devo farlo, devo dirlo.
Ringrazio libri.iCrewPlay per darmi la possibilità di scrivere articoli come questo. Che prima di tutto mi danno la possibilità di studiare, di conoscere e, a costo di essere ripetitivo, di affascinarmi e meravigliarmi davanti alle storie che si celano dietro e davanti ai grandi classici della cultura che ancora oggi amiamo. In secondo luogo, di condividere con te lettore queste mie emozioni, nella speranza di riuscire a trasmettertele.