In libreria e in tutti gli store digitali è possibile acquistare A ovest della felicità, uno struggente romanzo di Berenice d’Este, curato e pubblicato da Neos Edizioni.
A ovest della felicità racconta una storia fatta di ricordi, di radici ma anche di amore e diversità che tra quelle stesse radici fa fatica a germogliare. Riuscirà l’amore tra Lietta e Neirano a spazzare via l’ostilità e la diffidenza di un terra così cruda ma allo stesso tempo impossibile da lasciarsi alle spalle? Ecco la trama del romanzo e un piccolo estratto.
A ovest della felicità: la trama

La protagonista, la giovane Lietta, torna al suo paese di origine, in un’isola del Sud Italia dove il tempo sembra essersi fermato, per riaprire l’antica casa dove i genitori avevano vissuto, prima di trasferirsi per sempre in una metropoli della penisola. Lietta ritrova vecchie amiche, e quella lentezza di vita che aveva dimenticato nelle frenesie quotidiane della grande città. Si immerge nelle tradizioni locali, tra canti, riti e danze, riscoprendo il piacere di appartenere a una comunità. E si innamora di Neirano, un giovane romantico che la conquista con la capacità di suonare ottimamente il violino.
Tutto sembra perfetto, finché la notizia della loro relazione non trapela tra gli abitanti del paesino. Neirano appartiene all’etnia rom emarginata sull’isola. La sua relazione con Lietta innesca tensioni profonde. Gli abitanti del luogo, che all’inizio si erano dimostrati così accoglienti, le voltano improvvisamente le spalle e la disconoscono. Dei giovinastri, che non tollerano la relazione tra “una di loro” e un rom, tentano addirittura di aggredirla. Lietta, sopraffatta dalle emozioni negative dell’ambiente sociale che la respinge, sarà messa di fronte a una scelta coraggiosa: seguire il cuore o piegarsi all’intolleranza.
Con uno stile lirico e intenso, Berenice d’Este regala al lettore una narrazione che intreccia la dolcezza delle radici con l’esortazione a mettere in discussione stereotipi, invitando il lettore a riflettere sul valore della diversità e sull’ignoranza che alimentano l’odio.
… incredibili lamenti si alzarono improvvisamente nell’aria, facendola sussultare. Sobbalzando sulla sedia, sentì però una mano che con leggerezza la invitò a riprendere posto. «Sono le donne che stanno iniziando i loro clamori! – spiegò il ragazzo che aveva incontrato al mattino sul sentiero sassoso – Vedi, indossano il costume tradizionale, il capo è coperto da un fazzoletto rosso, e in mano hanno le icone sacre. Appena uscite di casa iniziano a emettere questi suoni, fino a quando non avranno raggiunto il mare… emettono questi gridi per liberarsi e per liberare i loro famigliari da ogni male. Pare che questa costumanza risalga all’antica Tracia. Non lo sapevi?».
La gente intorno si alzò per seguire il corteo delle donne derelitte… Dopo che il mare aveva raccolto i quadretti, facendoli galleggiare e portandoli via dalla riva, tutti ripercorsero la strada per tornare ai tavoli, alla musica e alle vivande, fatte con amore. Sul tardi iniziarono le danze, ma lei era stanca e non se la sentiva di restare. … «Non puoi andare via senza aver fatto almeno una danza… un tuo diniego potrebbe essere preso male, come un’offesa, capisci? Su dai, andiamo!». E così si ritrovò agganciata a lui mentre molti altri accorrevano per fare un cerchio. La musica era stupenda e l’entusiasmo dei presenti superava di gran lunga i suoi timori. L’allegria divorava ogni pensiero negativo, ogni ombra…