Aveva compiuto 94 anni lo scorso 17 luglio, ci ha lasciato il giornalista e scrittore Arrigo Levi.
Arrigo Levi è morto questa notte a Modena.
Considerato uno dei grandi protagonisti del giornalismo italiano del secondo Novecento, è stato uno tra i migliori professionisti sia della stampa in senso stretto che della grande informazione televisiva. Nella sua esperienza a livello internazionale è da ricordare il ruolo di editorialista del “Times”.
Pochi sanno che ha trascorso ben quattordici anni al Quirinale con il ruolo di consigliere del presidente della Repubblica, ruolo che ha sostenuto a fianco di Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano.
Nato a Modena il 17 luglio 1926 da una famiglia della comunità ebraica fu costretto all’esilio nel 1942 in Argentina dopo l’emanazione delle leggi razziali, è proprio nel paese sudamericano che ha inizio la lunga carriera giornalistica di Arrigo Levi. A Buenos Aires collabora con Italia Libera, giornale del Partito d’Azione.
Dopo varie vicissitudini negli anni successivi alla guerra rientrerà in Italia dove, a Bologna, si laurea in filosofia; andrà poi a Londra a lavorare al programma La voce di Londra della Bbc; poi si recherà per alcuni anni a Mosca prima di rientrare definitivamente in Italia.
Da considerarsi un innovatore nel campo del giornalismo sia per quanto riguarda la carta stampata nei suoi anni alla direzione de La Stampa (dal 1973 al 1978), sia per quanto concerne il giornalismo televisivo di un certo spessore: nel 1967 con le dirette sulla Guerra dei Sei giorni e nel 1968 riguardo l’invasione sovietica della Cecoslovacchia per reprimere la primavera di Praga.
Negli anni in cui dirige La Stampa accoglierà Indro Montanelli che era stato licenziato, a causa del suo modo di intendere il giornalismo, dal Corriere della sera.
Tra i numerosi programmi televisivi di successo della Rai che lo vedono protagonista come conduttore o giornalista ricordiamo Tam tam del 1981, I giorni dell’infanzia del 1993, Gli archivi del Cremlino del 1997, ultimo nel 1999 C’era una volta la Russia. Per Mediaset è stato alla guida del programma Tivù Tivù.
Arrigo Levi e i suoi scritti
In una schietta conversazione con Arrigo Levi, amico e collaboratore nei sette anni della Presidenza della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi racconta se stesso. Dalle radici livornesi alla Normale di Pisa, all’Abruzzo che lo accolse nel tempo della vita alla macchia e dell’avventuroso passaggio delle linee per raggiungere l’esercito al Sud già liberato. Dal lungo apprendistato in Banca d’Italia a Macerata alla chiamata a Roma, dove sarebbe iniziata, dall’Ufficio Studi, la graduale ascesa fino all’ufficio del Governatore. E poi ancora una sfida inattesa, che lo porta dalla Banca d’Italia alla Presidenza della Repubblica, con un passaggio ai vertici del governo, alla Presidenza del Consiglio e al Ministero del Tesoro, in tempo per portare l’Italia nell’euro. Tutto sembra accadere “per caso”, una svolta nella vita dopo l’altra, con occasioni impreviste che si offrono all’intelligenza, alla tenacia, all’integrità, all’indipendenza politica di Carlo Azeglio Ciampi, che saprà riportare nel cuore degli Italiani l’amor di patria che lo ha animato per tutta la vita. Una lezione di storia, una lezione di metodo, una lezione di vita, in un racconto punteggiato di eventi curiosi, stampati nella memoria del ragazzo livornese che diventò Ciampi, il Presidente.
Tra le ultime pubblicazioni, tutti editi da Il Mulino: Cinque discorsi tra due secoli; America latina. Memorie e ritorni; Un paese non basta.
Ultimo suo scritto Gente, luoghi, vita edito Aragno. Il quinto volume della collana “Classici del giornalismo”, dedicata ai maestri di una grande epoca dell’informazione. Cronache, reportage, inchieste, interviste, articoli di fondo toccano i temi cruciali del Novecento e del XXI Secolo: la Guerra Fredda, la democrazia, il rischio totalitario, il destino del capitalismo e dell’economia mondiale, i rapporti Est-Ovest, l’America, l’Europa, Israele, la Palestina, la pace, la fede, il pericolo di una nuova Hiroshima. Consentono di scoprire il complesso laboratorio del cronista “mediatore” tra realtà complesse e i lettori: la scrittura, la cultura, lo studio continuo, la chiarezza per capire e far capire, il sostegno della storia per analizzare più a fondo il presente e intuire con realismo il futuro. Ma anche la trincea dell’intellettuale costretto dagli eventi a vivere, involontario protagonista, il giornalismo come “missione”.