Il 6 febbraio è la giornata mondiale contro l’infibulazione e la mutilazione femminile, un dolore straziante che viene imposto a giovani donne contro la loro volontà, per motivi svariati. Questa azione va a recare danni gravi e importanti a giovani ragazzine che si trovano a soffrire per varie malattie, a causa di mancanza di organi necessari per lo sviluppo corretto della persona. Queste sofferenze peggiorano anche a causa della scarsa cura del modo in cui viene svolto l’intervento, come racconta anche una vittima Waris Dirie.
La mutilazione femminile, origini
Analizziamo le origini per capire la problematica meglio. Le origini vere e proprie di tale tortura (definita MFG) sono incerte, ma si pensa che questo avvenimento sia legato ad una tradizione dei faraoni egizi. Lo storico greco Erodoto, del V secolo a.C., parla di tale usanza in Egitto. Infatti, alcune mummie egiziane ne mostrano i segni. Poi questa pratica si è diffusa in diverse regioni dell’Africa e del Medio Oriente. Queste torture furono inflitte per motivi culturali, religiosi o sociali.
La mutilazione femminile, oggi
Si potrebbe pensare che questo problema sia ormai passato, ma in realtà la MGF È ANCORA praticata in oltre 30 paesi, tra i quali ricordiamo soprattutto l’Africa. Questa pratica colpisce più di 200 milioni di donne e bambine. Ogni anno, sono vittime o rischiano di esserlo circa 3 milioni di bambine, le quali vanno incontro a gravi conseguenze per la loro salute e il loro benessere sia fisico che mentale.
6 febbraio, Giornata mondiale
Questo evento non si deve più ripetere e noi possiamo informarci in modo tale che possiamo fare qualcosa nel nostro piccolo, anche perché l’ignoranza è pericolosa. Magari tale tortura non ci colpisce da vicino, ma possiamo scoprire le storie di molte donne che hanno sofferto e che possono stimolarci a lottare per le cause che consideriamo giuste. Per questo motivo, è stato stabilito che il 6 febbraio si ricordasse questo evento e che si parlasse delle vittime coraggiose.
Il fiore nel deserto
La sua situazione iniziale non era sicuramente favorevole, infatti ricordiamo che lei nacque in una famiglia nomade, la quale l’ha portata a subire la MGF all’età di cinque anni, per poi scappare da un matrimonio combinato otto anni dopo. Lei fugge a Londra e incomincia a diventare nota e popolare grazie a un fotografo che la fa debuttare come modella. Waris usa il suo successo per far luce su questi eventi e come la politica dovrebbe far qualcosa al riguardo.
Questa sua autobiografia, Il fiore del deserto, è diventata un bestseller internazionale e ha ispirato un film omonimo, diretto da Sherry Hormann. Tale successo le ha permesso di fondare la sua organizzazione, la Desert Flower Foundation, per aiutare le donne e le bambine vittime di MGF. Ora puoi leggere questa biografia pubblicata da Garzanti, disponibile anche online su Amazon, sia in formato digitale e kindle che formato cartaceo.
Per concludere, possiamo dire che è molto importante non lasciare che nessuna storia venga dimenticata. Oggi, 6 febbraio ricordiamo le vittime di questo dolore inflitto e impariamo da una delle storie di tante persone che hanno sofferto e hanno scelto di far della loro sofferenza un’arma.