1986, un accadde personale inserito nella storia…
La storia siamo noi/ nessuno si senta offeso / siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. /La storia siamo noi, attenzione/nessuno si senta escluso…
Ho scelto un verso di un famoso brano, La storia siamo noi, di Francesco De Gregori, perché mi sembra la definizione che meglio può sintetizzare il senso del ripercorrere il passato attraverso questa rubrica, riesumando le nostre piccole storie inserite nella grande storia, i fatti piccoli e grandi, le pubblicazioni o gli eventi che riguardano il pubblico e il privato. È la gente che fa la storia. Siamo tutti noi a scrivere e a fare i libri di storia, giorno dopo giorno, nessuno escluso: anno dopo anno compiliamo il grande libro della storia umana, con le nostre azioni, con le nostre scelte, senza quasi accorgercene.
Gli eventi che segnano la grande storia segnano anche le nostre storie personali, in un continuo scambio che sembra passare inosservato ma che inesorabilmente e inevitabilmente ci influenza e ci condiziona.
Così quando nel Gennaio 1986, lo Space Shuttle Challenger esplode in fase di decollo, disintegrandosi e disintegrando le sette vite degli astronauti a bordo o quando nell’Aprile dello stesso anno, prima due missili in direzione Lampedusa, lanciati dall’esercito libico e poi l’immane tragedia della centrale nucleare di Chernobyl, scuotono lo scorrere sereno dei giorni, sembra quasi che gli eventuali progetti per il futuro siano di colpo stravolti da eventi più grandi di fronte ai quali, le singole esistenze ordinate e serene restano attonite, incapaci, impotenti e impossibilitate a reagire.
Ricordo quel periodo, ero una ragazza con tanti sogni e belle speranze, mi preparavo a cambiare totalmente la mia vita, a realizzare un sogno d’amore dopo un lungo fidanzamento, mi preparavo al matrimonio nel Settembre del 1986 e nessuno poteva permettersi di intralciare i miei sogni e i miei piani, ricordo che mi sentii spiazzata completamente alla notizia dei missili su Lampedusa (16 Aprile) e ulteriormente sconvolta, dieci giorni dopo, dall’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl.
Spiazzata, sconvolta e arrabbiata, ricordo come fosse ora la sensazione di pericolo incombente e la rabbia per l’impotenza: cosa poteva fare una ragazza che si accingeva a sposarsi di fronte a tragedie che potevano cambiare il corso della storia e della sua vita? Ecco perché la Storia con la S maiuscola spesso condiziona la storia, con la s minuscola, dei singoli. Ecco perché la storia siamo noi, come canta De Gregori.
Non fu così però in quel lontano 1986, malgrado le mie paure la Storia non condizionò la mia storia personale: mi sposai e se questo evento non cambiò la Storia con la S maiuscola, sicuramente cambiò la mia storia (con la s minuscola).
Un anno pieno zeppo di eventi il 1986: alcuni tragici, altri meno, altri decisamente lieti. Fu proprio in questo anno che l’Italia, il 30 Aprile si connetteva ad Internet e cominciava la grande avventura del mondo online con tutti gli annessi e connessi (letteralmente) che ne derivarono.
E poi la conclusione del processo per la strage dell’Italicus e l’inizio del Maxiprocesso a Palermo, dove erano ancora aperte (si sono mai rimarginate?) le ferite delle stragi mafiose, con la speranza che l’oscuro potere occulto che corrisponde al nome di mafia venisse finalmente debellato. E invece, purtroppo, sappiamo che ha cambiato solo modalità e look… Ma questa è la famosa altra storia ancora da raccontare.
E mentre l’Unione Europea si andava sempre più delineando con l’ingresso di Spagna e Portogallo, Silvio Berlusconi in piena scalata politico-calcistica diventa presidente del Milan ma questa notizia, relativa al mondo del calcio è senza dubbio secondaria alla sconfitta e la conseguente uscita dai mondiali di calcio della squadra italiana: nei famigerati mondiali Mexico 86, la nazionale italiana, campione del mondo nei precedenti campionati mondiali dell’82, usci dalla gara con un’amara sconfitta per 2 a 0 contro la Francia. Avvenimenti questi che se non fanno parte della Storia (con la S maiuscola) restano nella nostra memoria collettiva di italiani, pur non essendo sfegatati tifosi calcistici.
Il 1986 e gli avvenimenti
1986, un anno di belle speranze per me e se è vero che la Storia si mescola con la vita della gente comune, il 1986 fu un anno di grandi speranze e vittorie anche per la medicina italiana: una grande donna e scienziata italiana, Rita Levi Montalcini, riceveva il Premio Nobel, assieme al biochimico statunitense Stanley Cohen, suo storico collaboratore, morto proprio qualche settimana fa (5 Febbraio), per i loro studi sul fattore di crescita delle fibre nervose.
Per la letteratura, il 1986 vide insignito del Premio Nobel uno scrittore africano, nigeriano per l’esattezza, Wole Soyinka, pseudonimo di Akinwande Oluwole Soyinka, nato nel 1934, drammaturgo, poeta, scrittore e saggista, considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura africana sub-sahariana che in un’ampia prospettiva culturale e con una poetica fuori dagli schemi mostra il dramma dell’esistenza.
Moltissime le sue pubblicazioni che confesso di non conoscere, fra le altre, ne evidenzio qualcuna più recente che ti (e mi) suggerisco: Sul far del giorno (You Must Set Forth at Dawn), Milano: Frassinelli, 2007 (memorie); Abiku e altre poesie, trad. Daria Potok, Trieste, Franco Puzzo Editore, 2012; Africa (On Africa), trad. Alberto Cristofori, Milano, Bompiani 2015.
Se la letteratura è il riflesso dei tempi, quel 1986 lo fu in particolare: quegli anni di benessere economico, di manager in carriera, di yuppies (se ricordi il termine), facevano concretamente credere che tutto era possibile, bastava volerlo e impegnarsi per realizzarlo.
Su queste certezze, in gran parte importate dagli Stati Uniti che (sopratutto in quel periodo) influenzavano la società italiana, arrivava un romanzo cult, Forrest Gump di Winston Groom, scritto nel 1986 e poi tradotto, nel 1994, sugli schermi cinematografici di tutto il mondo dal regista Robert Zemeckis e interpretato da Tom Hanks.
Racconta le vicende di Forrest Gump, americano, nato negli anni quaranta e dotato di uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma che grazie a una serie di coincidenze favorevoli, ad una volontà ferrea e al coraggio di non arrendersi mai diventa diretto testimone di importanti avvenimenti della storia statunitense. Quel ragazzone buono e forte diventa il simbolo del famoso I can’t give up americano, preso a modello un po’ in tutto il mondo occidentale, Italia compresa.
Erano i Favolosi anni 80, come è stato definito in seguito tutto il decennio ma noi che li abbiamo vissuti da vicino non ce ne siamo tanto accorti: lo abbiamo capito in seguito che quegli anni, se pur in mezzo alle inevitabili tragedie della Storia umana, erano anni sereni, erano anni di speranza e costruzione, anni in cui si pensava che nessuna crisi economica potesse più stravolgere la vita civile e sociale, anni cui i diritti acquisiti sembrava non dovessero essere mai messi in discussione, anzi, caso mai si poteva solo migliorare ancora andando avanti…
…Invece, come abbiamo visto e vissuto, la Storia attraverso le scelte di massa coinvolge e stravolge i piani: lo yuppismo, il rampantismo, le scalate sociali di quel tempo si rilevarono un totale castello di cartone, costruito su basi di sabbia e dei sogni del 1986, solo qualcuno ha visto la realizzazione.
Perché è la gente che fa la storia/ quando si tratta di scegliere e di andare/te la ritrovi tutta con gli occhi aperti/ che sanno benissimo cosa fare.