Ciao iCrewer! Oggi, grazie alla rubrica nostra Accadde che… sediamoci comodi e facciamo insieme un viaggio nel tempo, tornando indietro fino al 1950!
L’anno proprio a metà del secolo; un anno di gonne a ruota, capelli cotonati e rossetto rosso; il primo anno in cui la crescita economica italiana fu tale da poter considerare passato il Secondo dopoguerra.
Cos’altro accadde nel 1950?
Non si può dire che gennaio porta con sé solo gioie. Il primo, triste, avvenimento a passare alla storia è l’eccidio delle Fonderie Riunite, a Modena, in cui perdono la vita sei persone e un centinaio vengono ferite.
A maggio, con la messa in comune di risorse come carbone e acciaio, si iniziano costruire le fondamenta su cui edificare, nel corso del cinquantennio a seguire, l’Unione Europea.
Nel caldo sole di luglio, il Parlamento israeliano vara la “Legge di ritorno”, la quale concede di diritto a ogni ebreo immigrato la cittadinanza israeliana. Intanto, a Rio de Janeiro si gioca la finale del Mondiale di calcio e ad alzare la coppa è, contro ogni pronostico, il capitano dell’Uruguay.
È l’anno in cui la statunitense Florence Chadwick attraversa a nuoto le fredde acque del canale della Manica.
A quarantadue anni, lo scrittore, poeta, critico letterario e traduttore Cesare Pavese si toglie la vita in una camera d’albergo di Torino.
A novembre, a Roma, si fa un passo importante per i diritti di tutta l’umanità – nello specifico dei cittadini degli Stati europei – con la firma della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Nel 1950 il Premio Nobel per la Letteratura lo vince il filosofo, matematico, attivista e saggista britannico Bertrand Arthur William Russell. Nessuno, invece, riceve fiori sul palco dell’Ariston, perché il Festival di Sanremo non è ancora nato.
E ora parliamo di libri
Ho deciso di citarti due titoli, uno pubblicato proprio nel 1950, e un altro edito nell’anno precedente, ma interessato da un fatto particolare.
Iniziamo proprio da quest’ultimo: si tratta di La pelle, romanzo dello scrittore italiano Curzio Malaparte, da cui nel 1981 venne tratto l’omonimo film. Ti starai chiedendo il motivo che mi spinge a parlartene ora, invece che in un articolo del 1949. Beh, l’ho scelto per è in quest’anno che il Vaticano lo inserì nell’Indice dei libri proibiti.
“Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell’ottobre del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una peste che corrompe non il corpo ma l’anima, spingendo le donne a vendersi e gli uomini a calpestare il rispetto di sé.
Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un osceno, straziante orrore: la peste – è questa l’indicibile verità – è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null’altro rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l’anima, come un tempo, o l’onore, la libertà, la giustizia, ma la “schifosa pelle”.
Come ha scritto Milan Kundera, nella “Pelle” Malaparte “con le sue parole fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta”.“
Senza contare la mole immensa di giocattoli e accessori a loro dedicati che possiamo trovare ancora oggi! Chissà come dev’essere stato negli anni in cui quest’opera ha sperimentato il vero boom di popolarità.
“Cari amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amici per quasi 50 anni. È stata la realizzazione di tutte le ambizioni della mia infanzia. […] In tutti questi anni sono stato riconoscente per il meraviglioso sostegno e affetto espressomi dai fan del fumetto. Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy… Non potrà mai dimenticarli…” queste le parole dell’autore nei confronti del suo figlio letterario.