È il 19 marzo oggi…
… E il 19 marzo di ogni anno è un giorno speciale e resta speciale anche in piena pandemia. È speciale il 19 marzo non soltanto perché, messo lì nel bel mezzo del mese, è uno degli ultimi giorni d’inverno in odore di imminente primavera. È speciale perché soltanto pronunciando la data, il richiamo a San Giuseppe e alla Festa del papà scatta in automatico, quasi come un riflesso condizionato.
Ora se vogliamo fare gli anticonformisti a prescindere, liberissimi di farlo, ma non ditemi che ogni 19 marzo un pensiero anche fugace non scappa per il nostro papà, qualunque sia o sia stato il rapporto che abbiamo o abbiamo avuto con lui. Lo stesso vale per il Santo che è il modello di tutti i padri: San Giuseppe emblema del 19 marzo.
Credenti o meno che possiamo essere, la figura di San Giuseppe e quella del padre si associano: lui “il giusto”, l’uomo santo, scelto per accompagnare l’inizio del cammino terreno di Cristo e per stare al fianco di Maria, sua e nostra Madre, è modello di ogni paternità.
Giuseppe, il Santo del 19 marzo
Un uomo umile e silenzioso Giuseppe, uno di quelli che restano un passo indietro, pronunciando quel “Fiat” all’unisono con Maria: un uomo indispensabile per i progetti imperscrutabili di Dio. Un Santo che rappresenta la forza silenziosa, il braccio che sorregge, la mano sempre aperta per aiutare senza pretendere. Un modello di padre e marito assurto alla gloria degli altari e celebrato dalla chiesa cattolica ogni 19 marzo.
Ricordando la sua figura, è impossibile non rammentare quella filastrocca che puntualmente, ogni 19 marzo le maestre di tutti i tempi, fanno imparare ai loro alunni:
San Giuseppe vecchierello/ cosa avete nel cestello?…
Per essere sincera, l’idea di un San Giuseppe vecchierello mi ha sempre “fatto strano”. Perché doveva essere per forza vecchio San Giuseppe? È vero i racconti evangelici narrano di un uomo maturo che chiede in sposa una giovane, ma perchè vecchio? Vabbè sono i misteri delle menti poetiche che per far quadrare le rime baciate sono capaci di inventarsi la qualsiasi… Da piccola immaginavo San Giuseppe che ogni 19 marzo, preso in braccio Gesù, se ne andava bel bello a spasso con il suo cestino e alla domanda “Cosa porti nel cestello” rispondesse con un sorriso paziente e paterno:
Erba fresca, fresche viole/ nidi uccelli e lieto sole!/ Nel cantuccio più piccino ho di neve un fiocchettino,/ un piattino di frittelle e tante altre cose belle!/
Beata fantasia della fanciullezza! Quanto era facile immaginare un Santo buono e benevolo che, come un papà, ritorna dal lavoro con un cestino pieno di cose buone per i suoi bimbi. Mi sfuggiva il perché delle frittelle messe assieme all’erba fresca e al fiocchetto di neve ma era un dettaglio secondario, il finale della filastrocca era un’esplosione di gioia, soprattutto nelle strofe che recitano:
Mentre arriva primavera canto a tutti una preghiera,/ la preghiera dell’amore a Gesù nostro Signore.
Solo il pensiero che dal 19 marzo all’arrivo della primavera manca soltanto qualche giorno che dirti caro lettore, la lode d’amore a Dio per aver creato la meraviglia delle stagioni, il loro susseguirsi mentre cambia il volto della natura, sorge spontanea nel cuore e sulle labbra… Peccato (nel vero senso della parola) che l’uomo stia stravolgendo tutto con i suoi comportamenti folli che finiranno per ritorcersi contro la sua stessa vita…
Questa è però un’altra storia e magari chiama in causa pure San Giuseppe, oltre la pura presa di coscienza umana: interceda lui per questa umanità che spesso dimentica di essere stata creata come parte di un universo con le sue regole ordinate.
Poesie e filastrocche per il 19 marzo
Evito di intristirti e di intristirmi con questi argomenti e ritorno alla filastrocca che sono certa tutti abbiamo imparato fin dai tempi dell’asilo, pardon… Oggi si chiama scuola dell’infanzia. È proprio un classico, ma sono sicura che pochi ne conoscono l’autore, anzi l’autrice. Sì, perché è una donna ad averne composto i novenari in rima baciata. Il suo nome, Teresa Romei Correggi, forse dice poco ma i suoi versi, semplici, spontanei e metricamente perfetti, sono davvero da sempre sulla bocca di ogni bambino e non solo.
Sono tante le poesie e le filastrocche dedicate al Santo del 19 marzo: San Giuseppe ha un posto particolarmente speciale nella fede semplice e popolare. Molte di esse sono anche in dialetto ne ricordo qualcuna in lingua siciliana, in Sicilia infatti la devozione verso San Giuseppe è ancora molto viva e il 19 marzo si scatenano le più fantasiose tradizioni. La ricchezza variegata dei testi in dialetto, dice molto sulla fede popolare che si manifesta con preghiere spontanee rivolte al Santo:
San Giusippuzzu u vicchiarieddu/ ‘ntesta pourtava lu santu cappieddu,/’nta li manuzzi lu santu vastuni/ era lu patri ri nuostru Signuri./ […]
O ancora, nei versi di un autore sconosciuto, un improbabile San Giuseppe ebanista, sindacalista e socialista, cui rivolgersi per una benedizione particolare… E lui sa, quanto i lavoratori ne abbiano bisogno:
[…] San Giuseppi l’ebanista/ fu lu primu socialista/ nni fu tantu ‘nfervoratu/ ca funnau lu sinnacato.
19 marzo, Festa del papà
Mi piacerebbe continuare a parlarti delle tradizioni legate alla figura di San Giuseppe, ma questa come ben sai è un rubrica di poesia e in un giorno speciale come il 19 marzo, non posso ignorare il legame che intercorre fra la figura di San Giuseppe e quella che nel bene o nel male, lascia un’impronta indelebile, non solo genetica, in ciascuno di noi: la figura paterna.
Figura che rappresenta il punto di riferimento più forte e autorevole nella vita di ognuno. Una figura sulla quale poeti, scrittori, psicologi, psicanalisti, pedagogisti, sociologi e compagnia scrivendo, hanno riversato fiumi di inchiostro e formulato teoremi in ogni salsa.
È innegabile quanto un padre influenzi la vita di ogni figlio, sia in positivo che purtroppo, come può capitare, in negativo. Non voglio e non mi compete in questa rubrica scrivere dei rapporti padre-figlio e di quanto questi siano fondamentali per lo sviluppo psicologico di un bambino: oggi 19 marzo ricorre la festa del papà ed è giusto rendere ad ogni padre un omaggio in poesia.
Ho scelto per l’occasione dei versi forse poco conosciuti ma che rendono in maniera semplice e quasi discorsiva il profondo legame che unisce un figlio al padre:
Tutti i papà hanno il loro fischio speciale,/ il loro richiamo speciale./ Il loro modo di bussare./ Il loro modo di camminare./ Il loro marchio sulla nostra vita./Crediamo di dimenticarcene, ma poi,/ nel buio, sentiamo un trillare di note/ e il nostro cuore si sente sollevato./ E abbiamo di nuovo cinque anni:/ stiamo aspettando di udire i passi di papà sulla ghiaia del vialetto.
Tutti i papà hanno il loro fischio speciale
(Pam Brown)
E ancora i versi struggenti di Camillo Sbarbaro, Padre, se anche tu non fossi il mio…
Padre, se anche tu non fossi il mio/ padre se anche fossi a me un estraneo,/ per te stesso egualmente t’amerei./ Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno/ che la prima viola sull’opposto/muro scopristi dalla tua finestra/e ce ne desti la novella allegro… […]
Attimi, come istantanee, fissati per sempre nella memoria a ricordare un padre che non si può fare a meno di amare per quello che è e per come è.
Consentimi, infine caro lettore, di ricordare oggi con mio padre tutti i padri che non sono più su questa terra: in questo 19 marzo sono più vivi che mai. “E mi piace pensare al tuo sguardo amorevole, attento ad ogni dolore e a quelle mani grandi chiuse sulle mie di bambina e aperte in una ruvida carezza, pronte a sollevarmi e portarmi in braccio.”
Caro, caro vecchio mio/ ora corri insieme al tempo/ e non corri più nel vento./ Ho il tuo sangue nelle vene/ e ti porto nel mio cuore.