Caro iCrewer siamo stati tra le cinquanta persone che sono state selezionate per partecipare alla tappa milanese di The Friendship Tour con Lee Child, Ken Follett, Kate Mosse e Jojo Moyes
Il libro è uno strumento per l’amicizia, l’amicizia sta alla base del libro, della cultura. Bookcity si basa sul principio della condivisione. Milano è la prima tappa del The Friendship Tour.
Questa la mattinata trascorsa ad ascoltare questi quattro autori inglesi
Jojo Moyes: quando mi sono svegliata nel 2016 la mattina dei risultati del referendum, ho pianto. Perché come molte altre persone ero molto sorpresa dal risultato, ma anche perché fin dalla mia infanzia mi sono sentita europea. Ho trascorso tutta la vita viaggiando in europa, non penso ci sia stato un singolo anno della mia vita in cui non ho visitato un diverso paese europeo. Quello che voglio dire è che i politici non parlano per noi, ci sono moltissime persone nel nostro paese che si sentono europee e che hanno il cuore spezzato a causa di quello che sta succedendo. E questa mi sembra un’ottima modalità di usare le nostre voci, per dire “i politici ci potranno rimuovere dall’Europa dal punto di vista strutturale, ma i nostri cuori, le nostre vite culturali, vogliono continuare ad essere europei”. E vogliamo riaffermarlo con questo tour.
Lee Child: in particolare la mia generazione è cresciuta durante il declino dell’impero e dell’importanza inglese, e ci siamo rivolti all’europa in quanto comunità, in quanto luogo in cui ci sentivamo di appartenere, dove ci sentivamo a casa. Quello che sono qui a dire è che io non ho votato a favore della Brexit, mi piacerebbe che tutti avessero votato al mio stesso modo. E penso sia importante che tutti realizziamo che a livello personale siamo e saremo sempre tutti cittadini europei. Sicuramente per questo ho anche delle motivazioni personali: adoro la città di Milano, è una città dall’estetica meravigliosa, adoro il cibo italiano, adoro il prosecco, più di ogni casa adoro il vostro caffè.
Kate Mosse: Ken ci ha invitati, e io ho fortemente voluto essere qui, perché ci vedo un po’ come gli Abba del mondo letterario, due uomini e due donne, siamo i Dancing Queens and Kings. Penso che le storie rimpiccioliscano le distanze, che ci uniscano. Alle storie non interessa la lingua, alle storie interessa il cuore. E qualsiasi libro che è stato tradotto, sia che tu lo legga in inglese, che in italiano, che in francese, ci collega tutti, ci rende uniti. Io sono molto inglese, sono anche britannica, ma sono molto orgogliosa di essere europea, perché siamo parte della stessa famiglia. La nostra storia è la vostra storia, e io scrivo di grandi storie di avventura totalmente ispirate dalla storia europea. E ciò che impari dalla storia è che le nazioni vanno e vengono, i confini cambiano in continuazione, ma noi, le persone, rimaniamo uguali. Quindi noi siamo qui in nome dell’amicizia, ma anche, come i miei colleghi hanno detto, perché i politici e i media britannici non sono la vera voce delle persone. E quello che noi vorremmo dire è grazie ai nostri lettori italiani, e incontrare scrittori italiani, così da portare le vostre storie con noi. Perché questa è la vera storia europea, noi condividiamo la stessa storia, abbiamo lo stesso dna. Quindi grazie a bookcity di averci invitati, e di averci permesso di essere qui a parlare a nome della gente, non dei politici.
Tra i cinquanta ascoltatori alcuni hanno preso la parola per porre delle domande agli illustri ospiti.
Secondo voi esiste la possibilità di un nuovo referendum?
Ken Follett: penso ci sia la possibilità di un nuovo referendum, penso ci sia la possibilità per il partito laborista di chiedere un nuovo referendum. Ma non penso che il partito laborista vincerà le elezioni, quindi la probabilità è davvero bassa. È quello che mi piacerebbe accada, perché penso che il risultato sarebbe diverso dallo scorso referendum, e questo è il motivo per cui le persone pro-brexit non vogliono un referendum, perché sanno che perderebbe. La politica è meschina, o no?
È la politica a fare la gente? Ognuno di noi è europeo, perché siamo in europa. Cosa può cambiare, per la gente, il fatto di non esserlo più sulla carta?
Kate Mosse: Non penso sia solo la politica, penso siano i giornali, i media ad avere un forte impatto. Perché quando la gente si sente lasciata fuori dalla comunità, si sente non ascoltata, cerca al di fuori qualcuno da incolpare. E quindi molti si sentono europei nel cuore, ma molti pensano che tutte le cose positive vadano agli altri, e di conseguenza pensano di aver bisogno solo dell’Inghilterra, dobbiamo fidarci solo di noi stessi. Ken e io scriviamo romanzi storici, e sappiamo che questo è accaduto in tutte le epoche storiche. Quando ci sono difficoltà in una nazione, chi governa cerca di rivoltare il popolo verso qualcuno che sta al di fuori, contro l’altro, un’altra persona su cui scaricare il proprio disappunto. Ed è esattamente quello che sta succedendo in Inghilterra. Non è stato solo il referendum del 2016, sono stati anni e anni di “non ci piacciono le persone che stanno lì fuori”. Noi siamo qui per dire che non tutti la pensano così e noi raccontiamo le nostre storie dal punto di vista opposto. Perché le storie possono essere sempre raccontate da un altro punto di vista.
Il problema dei politici: non leggono libri e forse neanche giornali
Jojo Moyes: penso che il mondo sarebbe un luogo migliore se i politici leggessero più libri. Perché la prima cosa che un libro ti insegna è metterti nei panni dell’altro, ti insegna l’empatia, che sembra scarseggiare in politica. E se guardiamo ai principali leader politici attuali, sicuramente non leggono libri, e ne sono fieri. Non sono sicura neanche che Donald Trump abbia letto il suo stesso libro. Sì, penso che il mondo sarebbe un mondo migliore.
Lee Child: nella mia esperienza, ho notato che i buoni politici leggono libri. Obama, ad esempio, è un lettore vorace, e tutti gli anni pubblica una lista molto interessante di libri consigliati. Bill Clinton è un grande lettore, anche del mio genere, adora i gialli e i thriller. Infatti in america ultimamente durante le presentazioni dei libri, l’autore non è solo sul palco, ma è accompagnato da un intervistatore. E lo scorso anno, alla presentazione del mio libro a New York, sul palco sono stato affiancato dallo stesso bill Clinton. Adora leggere, adora i libri, e penso sia il tratto distintivo dei buoni politici. C’è un’enorme differenza tra Clinton e Obama, e Trump e Bush. E parte di quella differenza sta nella lettura.
Ken Follett: io mi ritrovo a difendere i politici come ha fatto Lee, perché mia moglie è in politica ed è davvero una brava persona, molto empatica. E infatti è il modello di tutti i personaggi femminili dei miei libri.
Ken Follett: Lei sta chiedendo a dei narratori come andrà a finire. Potrebbe succedere che il regno unito si dividerà. La Scozia e l’Irlanda del nord si staccheranno. Se in spagna la destra aumenta ulteriormente i consensi, forse la catalogna potrebbe staccarsi. E in italia? Forse l’italia si dividerà in nord e sud. È possibile che questa sia la strada che stiamo percorrendo? Tutti gli stati si divideranno, e ci sarà un nucleo di ricche e liberali nazioni, e una periferia di povere e populiste nazioni di destra. Ma è solo una storia.
C’è una sorta di deriva verso la chiusura. In che modo, se può e come può, la cultura influenzare le decisioni politiche degli elettori?
Kate Mosse: Quando i tempi sono difficili, come lo sono adesso, quando le persone sono da una parte o dall’altra, credo che i racconti e i film siano i ponti che uniscono le persone. Spesso una storia può influenzare la mente e il cuore del lettore. Penso che questa sia la ragione per cui siamo qui, perché la gente non sa ascoltare più, ma gli scrittori possono scrivere le storie che stanno nel mezzo, le storie del mondo reale, che è grigio e disordinato, non è né bianco né nero, né estremista. L’obiettivo di uno scrittore e di uno sceneggiatore è raccontare la storia del mondo vero, dove le persone non vogliono essere in conflitto le une con le altre
Il clima politico influenzerà la vostra scrittura? Scriverete in modo diverso sotto la Brexit?
Kate Mosse: penso che già lo faccia e non ce ne accorgiamo. Ho appena scritto il libro più politico della mia carriera, anche se apparentemente riguarda bibliotecarie a cavallo nel Kentucky. In realtà il soggetto è l’importanza della verità, della conoscenza, è contro l’ignoranza, ed è contro l’avversione verso l’altro. Anche se non scrivo direttamente sulla Brexit, credo che qualsiasi scrittore è più ricettivo nei confronti di ciò che accade intorno a lui e lo riporti nella sua scrittura
Come è nata l’idea del collegamento tra il tema dell’amicizia e il tema della Brexit?
Lee Child: abbiamo scelto il concetto dell’amicizia perché è l’unico antidoto contro la Brexit. Brexit è distanza, è allontanamento, e noi vogliamo enfatizzare il fatto che politicamente è stata fatta confusione, sono stati fatti errori. Ma è importante che le persone comuni dicano “noi siamo ancora amici, ci sentiamo ancora europei, non possiamo contribuire nell’ambito delle regolazioni normative, ma possiamo contribuire nei termini dei legami umani, dell’amicizia”
Avere parlato di un senso di patriottismo nei confronti dell’europa, secondo voi i giovani come possono alimentare questo patriottismo europeo?
Kate Mosse: Noi tutti abbiamo dei figli, e mi sento di dire “ascoltate i giovani, fatevi raccontare come il mondo funziona adesso”, perché molto di ciò che riguarda la Brexit sta accadendo perché la gente parla con nostalgia di un tempo passato che forse non è neanche realmente esistito, ma “molto tempo fa”, di un’immagine dell’Inghilterra di molti anni fa. Ma il mondo è cambiato, e credo bisogna ricordare che in tutti i grandi momenti nella storia, anche la seconda guerra mondiale, sono stati i giovani a cambiare le cose, è stata la voce dei giovani ad aiutare, a dire alle generazioni precedenti “questo non sta funzionando”. E siamo esattamente nella situazione in cui dovremmo ascoltare i giovani.
Quanto è importante e influente il lavoro del traduttore?
Mosse/Child: Problema delle traduzioni, a volte i libri vengono tradotti da un’ottica differente, da una prospettiva differente rispetto a quella data originariamente dall’autore. La lingua stessa in cui viene tradotta è necessariamente diversa da quella di origine, già solo la musicalità fa molto. Lo stesso libro letto da una stessa persona in due lingue diverse può essere percepito con sfumature diverse date proprio dalla struttura del linguaggio
Un libro viene percepito diversamente da persona a persona (il 20% di un libro è ciò che l’autore scrive, l’80% è ciò che il lettore legge), più in generale viene percepito diversamente in base al background culturale derivante anche dalla nazione di appartenenza, dalle tradizioni e dallo stile/genere letterario che più contraddistingue la nazione di riferimento. È il motivo per cui alcuni generi vendono di più in alcuni stati piuttosto che in altri
Che cosa è lo stile inglese e cosa lo contraddistingue dagli altri stili continentali?
Kate Mosse: Sicuramente influenzato dalla storia della Gran Bretagna, ancora oggi ciò che influenza di più uno scrittore inglese è probabilmente la struttura in classi della società britannica. Protagonisti in tutti i racconti, di ogni genere, nella letteratura inglese, sono i conflitti tra le varie classi sociali, che sono insite nella mentalità dello scrittore e del lettore. In realtà lo stile inglese è lo stile di un’èlite molto ristretta di scrittori inglesi, tutti con caratteristiche molto simili e background identici: uomini bianchi di classi sociali medio-alte. Pertanto lo “stile inglese” di cui si parla è in realtà lo stile di pochi, per parlare del vero stile inglese dovremmo avere molte più sedie, di ascoltare tutte le voci mancanti, con donne, uomini di colore, scrittori di classi più basse
Uno scrittore è prima di tutto un grande lettore, è così che impariamo ad essere scrittori. Quale era il vostro libro preferito da bambini? [domanda di ken follett]
Ken Follett: Quando avevo 4 anni, il mio personaggio di fantasia preferito si chiamava “noddy” [SìSì], era una bambola di legno, con un cappello e un campanellino, che suonava ogni volta che lui annuiva
Kate Mosse: Dipende da cosa intendiamo con “quando eravate piccoli”, perche io ho in realtà iniziato molto tardi. Ricordo il primo libro che ho scoperto da sola, era una tipica vacanza inglese, erano giorni che pioveva, e ho deciso di esplorare la libreria nel cottage che avevamo affittato. E ho notato un libro intitolato “body in the library”, di una certa Agatha Christie, di cui io non sapevo nulla. Ho letto il libro e inizialmente non ho capito l’importanza di quella vecchia signora, Miss Marple. In effetti crescendo come scrittrice, ho incontrato sempre più spesso figure di donne, che stavano nell’angolo, a cui nessuno prestava attenzione, ma che sapevano e conosciuto tutto. E mi sono innamorata di questa anziana signora, così precisa e scrupolosa. E così alla fine della lettura ho rimesso il libro sullo scaffale e mi sono chiesta “chissà se questa Agatha Christie ha scritto altri libri”
Lee Child: Ken ha citato Noddy, un personaggio scritto da Enid Blyton, che non credo sia una persona realmente esistita. Probabilmente è stata una delle prime officine di scrittura, forse anche in nero, che si occupava di scrivere libri per bambini di ogni età, perchè la loro produzione era enorme, i bambini di 4 anni adoravano Noddy, io adoravo una serie di Enid Blyton chiamata “The famous five”. E questi cinque personaggi erano due fratelli, una sorella, un cugino e il loro cane. E vivevano tantissime avventure, e risolvevano misteri, catturavano i cattivi, prevedevano ed evitavano i disastri, erano personaggi avvincenti ed emozionanti. Ma guardando indietro adesso, dalla prospettiva di scrittore adulto, quello che Enid Blyton stava facendo era darmi segretamente ciò che segretamente volevo: non avere dei genitori. Quello che stava facendo era alimentare il mio desiderio di essere lasciato solo a casa, di divertirmi senza sentirmi dire cosa fare. E penso che questa sia una cosa molto importante da capire per uno scrittore: quello che facciamo è soddisfare un bisogno che è profondamente nel lettore, che forse il lettore non sa neanche di avere; stimolare con la letteratura la fantasia del lettore, per invitarlo a fare ciò che realmente vuole.
Jojo Moyes: Non ricordo un singolo libro in particolare associato alla mia infanzia, sono cresciuta come figlia unica, negli anni 70 quando la televisione non era un granchè. E di conseguenza ho letto la libreria dei miei genitori, dall’inizio alla fine, ho letto tutto, perfino la Bibbia, che tra l’altro mi ha insegnato molte cose riguardo la violenza, ho letto libri che non avrei dovuto leggere, e libri che non ho capito. Ma ricordo chiaramente di una cosa, ogni fine settimana mi era permesso acquistare 6 comics. Adoravo i fumetti, ne leggevo in continuazione, adoravo questi personaggi dai nomi fantasiosi. E i miei genitori avevano questa teoria, non interessava loro cosa leggessi, purchè leggessi qualcosa. E questi fumetti parlavano di personaggi a cui era permesso vivere avventure incredibili, che potevano viaggiare lontanissimo, potevano combattere i cattivi. E così io sono cresciuta con l’idea che tutto fosse possibile, e ho assimilato questa idea totalmente dalla letteratura.
C’è un libro che mi ritrovo a rileggere ogni due/tre anni, scritto da Enid Bagnod, National Velvet. Molti se lo ricordano per il fiml da esso tratto, con protagonista Elizabeth Taylor, ma il libro è ancora più divertente e ben scritto. Ed è la storia di questa donna sovrappeso che decide di attraversare la Manica così da vincere un premio e permettere alla figlia di correre una gara a cavallo. È la storia di donne a cui è concesso essere avventurose, trasmettere forza una all’altra. Un libro estremamente moderno, pur essendo stato scritto nel ’35.
Un oggetto che rappresenta il The Friendship Tour?
Ken Follett: Il mio oggetto europeo preferito è una bottiglia di vino. Questa è la storia di un giovane ragazzo danese, Peter Sisseck, che da ragazzo ha lavorato in un vigneto a bordeaux, in Francia, e voleva diventare un produttore di vino, ma non poteva permettersi di acquistare una vigna a bordeaux. Così ha comprato un vigneto in Spagna, e oggi produce questo vino, chiamato Pingus, il miglior vino rosso in Spagna. E questa bottiglia costa 1000€, e lo berremo alla fine del The Friendship Tour.