Daniel Pennac, caro iCrewer, non è solo uno scrittore di fama internazionale che ci ha regalato opere come la recente La legge del sognatore, ma si è anche fatto paladino di tutti noi lettori.
Azioni che ci aiutano a navigare il grande mondo della letteratura, che ci sostengono quando non siamo sicuri di aver scelto un libro che fa per noi, che ci tengono per mano quando decidiamo che no, quell’opera proprio non ci piace e non abbiamo intenzione di finirla.
Può sembrare strano, ma il decalogo che sto per elencarti molto spesso passa inosservato, abituati come siamo a comportarci in certi modi, a rispettare regole che possono essere adatte in altri contesti, ma che non dovrebbero essere applicate alle nostre letture personali e di piacere.
Ti va di dare un’occhiata insieme a me ai dieci diritti del lettore che Daniel Pennac ritiene irrinunciabili?
1 – Il diritto di non leggere
Eh si, si può non leggere. Magari perchè è un periodo particolare, in cui nessun titolo ci attira, magari perchè siamo costretti a passare ore e ore su libri di lavoro o studio, magari perchè semplicemente non ne abbiamo voglia. Non c’è nulla di male nel prendersi un momento di pausa. L’importante è ricordare che, quando saremo di nuovo pronti, i volumi ci accoglieranno a braccia aperte, senza interrogatori, ramanzine o sguardi delusi.
2 – Il diritto di saltare le pagine
Hai mai letto Anna Karenina di Lev Tolstoj? Io si e – con molto rispetto verso questo eminente autore, sia chiaro – avrei tanto voluto saltare pagine intere di monologhi interiori o riflessioni che mi stavano facendo venire il latte alle ginocchia (ma era un testo d’esame, quindi ho stretto i denti e l’ho finito).
Sono stata immensamente lieta, invece, quando la professoressa di letteratura russa, parlandoci Guerra e pace, ci ha consigliato di leggerlo aspettando di guarire da una di quelle influenze che costringono a letto per giorni, dandoci persino il consenso a evitare le descrizioni di battaglie (per inciso, non mi sono ancora cimentata nell’impresa).
Ti ho fatto questo esempio perchè, quando si tratta di letture di piacere, nulla ci vieta di saltare a piè pari righe, paragrafi o facciate intere quando proprio non riusciamo a leggerle. Certo, c’è il rischio di perdere qualche dettaglio, però, mal che vada, basterà tornare a cercarlo in seguito.
3 – Il diritto di non finire un libro
Questo forse è il diritto che ho esercitato con maggior frequenza durante le superiori. Molti dei libri che attiravano la mia attenzione erano parte di (infinite) saghe o si rivelavano un fiasco dopo appena pochi capitoli.
A volte penso che ci voglia quasi più coraggio a decidere di non concludere un’opera, piuttosto di trascinarsi agonizzanti fino all’ultima pagina, per poi guardarsi indietro e rendersi conto che di tutte le parole lette nessuna è rimasta impressa. Credo che sia importante dare valore a ogni testo, e se per farlo dobbiamo abbandonarlo – per un periodo o definitivamente che sia – nessun problema. Sicuramente ci sarà qualcun altro a tenerlo vicino al proprio cuore.
4 – Il diritto di rileggere
Beh, non so se tu rileggi mai volumi o passi specifici che ti sono piaciuti particolarmente, o che per te hanno un significato particolare, ma alcuni dei miei libri ormai si aprono da soli sulle pagine che preferisco.
A volte si tratta solamente di qualche capitolo, altre volte è l’opera intera: incontrare nuovamente una lettura che mi ha fatto stare bene è il mio rimedio preferito nei giorni tristi. Eragon, di Christopher Paoli, è forse il volume che ho riletto più volte dall’inizio alla fine.
5 – Il diritto di leggere qualsiasi cosa
La vita è lunga e imprevedibile. Ci cambia, modella, segna. Quindi, non c’è nulla di male se ci siamo avvicinati alla lettura con un fantasy e ora non prendiamo in mano nulla che non sia un thriller.
Cambiare genere ci tiene attivi, mantiene quel senso di novità e scoperta che ogni nuova trama porta con sé. Credo sia molto importante darsi la possibilità di provare qualcosa di esterno alla nostra zona di confort, ogni tanto, per stimolare la mente e l’immaginazione.
6 – Il diritto al bovarismo
Penso che significhi che abbiamo tutto il diritto di innamorarci senza riserve di qualunque libro.
7 – Il diritto di leggere ovunque
Sacrosanto, direi. In treno, in viaggio, a volte (raramente, visto che sono un po’ goffa) persino camminando: quando la storia chiama, l’unico modo per rispondere è continuare a leggere.
8 – Il diritto di spizzicare
Ammetto di non servirmene spesso, troppo spaventata di incorrere per errore in particolari importanti, la cui conoscenza anticipata rischierebbe di rovinare la suspance della vicenda. Però, in fondo, perchè non farlo? Anche solo per vedere, in modo superficiale, se lo stile dello scrittore può piacerci, o per prendere una boccata dell’aria di una narrazione che ci affascina, prima di farsi forza e tornare alla vita quotidiana, in attesa del momento giusto per continuare a leggere.
9 – Il diritto di leggere a voce alta
Leggere ad alta voce permette di ascoltare davvero le parole, di accorgersi di sfumature e di suoni che a mente non avrebbero fatto lo stesso effetto. Senza parlare, poi, di quando una mamma o un papà leggono una fiaba al proprio bambino: prestano la loro voce per costruire mondi incantati, per aprire le porte alla fantasia.
10 – Il diritto di tacere
Che lettore sei? Racconti a chiunque ti passi a tiro la storia dell’ultimo volume che hai finito? O preferisci tenere per te le tue letture? Io tendo ad appartenere alla prima categoria.
Giovanni, grazie mille di aver condiviso i diritti che eserciti più spesso! Se ti dovesse venire in mente qualche altro comma che secondo te sarebbe necessario aggiungere, sono tutt’orecchi!
bel sito, grazie di aver avuto la pazienza di scrivere tutto
Grazie a lei per aver letto l’articolo! Sono contenta che le sia piaciuto!